Ciao,
oggi voglio continuare ed approfondire l’argomento dei diesis e dei bemolli che ho cominciato qualche giorno fa.
In quell’occasione dicevo che, ad esempio, DO diesis è uguale a RE bemolle.
Ma … è proprio così?
La risposta è: NO!
“Ma come“, mi dirai, “prima mi dici una cosa e poi un’altra che è esattamente il contrario“?
Ebbene sì … cioè … no!
Forse penserai che sto impazzendo 😉 ma ti assicuro che non è così.
Quello che ho scritto l’altro giorno è assolutamente vero perché se io prendo il pianoforte o la chitarra, IL DO DIESIS È UGUALE AL RE BEMOLLE, non ci piove!
Il tasto nero (nel pianoforte) che c’è fra il DO e il RE è sempre quello, sia che io lo chiamo DO diesis, sia che lo chiamo RE bemolle.
Sulla chitarra, sul II tasto della seconda corda (SI), io trovo una nota che posso chiamare DO diesis o RE bemolle, in modo indifferenziato!
E questo succede su tutti quegli strumenti dove l’esecutore ha già tutte le note pronte!
Ma su altri strumenti, tipo il violino (e tutti gli strumenti ad arco) o gli strumenti a fiato, questo non è vero!
Un conto è suonare DO diesis e un conto è suonare RE bemolle!
Perché succede questo?
Perché in questi strumenti è il musicista che FA E COSTRUISCE il suono quindi, nel caso del violino, basta spostare il dito di pochissimo (questione di millimetri) che il DO diesis è molto diverso dal RE bemolle: il primo suono infatti tende verso il RE, mentre il secondo tende verso il DO.
Il semitono fisso è una convenzione propria del nostro sistema tonale temperato, detto anche sistema equabile, ed ha origine alla fine del XVII secolo, quando furono unificati ARTIFICIALMENTE i semitoni che appartenevano ad altre scale in vigore all’epoca (come la scala pitagorica e la scala naturale di Zarlino): in quel contesto l’ottava fu suddivisa in 12 semitoni tutti uguali!
Ma ogni tono è suddiviso in nove COMMA e l’inghippo è proprio qui!
Infatti io ho due tipi di semitono:
- il semitono cromatico, che è DO – DO diesis (cioè la stessa nota alterata sia in alto col il diesis sia in basso con il bemolle), costituito da 5 comma
- il semitono diatonico, che è DO diesis – RE (cioè il nome delle note è diverso tra loro), costituito da 4 comma.
Da qui risulta che il DO diesis, se parto dal DO, è diviso in cinque piccolissime parti, così come il RE bemolle se parto dal RE!
Ma se io ho DO – RE bemolle o RE – DO diesis, l’intervallo sarà suddiviso in quattro comma anziché cinque, per cui il suono che io ascolto è leggermente diverso!
Ovviamente bisogna fare l’orecchio per ascoltare queste piccole differenze ed io me ne sono accorta solo quando ho cominciare a studiare un po’ il violino: la mia insegnante mi diceva sempre di far sentire questa differenza!
Se si suona solo la chitarra o il pianoforte, l’orecchio non è abituato a sentire questa minima variazione.
Una prova invece che puoi fare per verificare questo è di provare a suonare la tua chitarra insieme ad uno strumentista a fiato o ad uno strumentista che suona uno strumento ad arco: potete suonare tu l’intervallo DO – DO diesis e chiedere al tuo amico di suonare l’intervallo DO – RE bemolle e li’ dovresti sentire chiaramente la differenza!
Concludo pertanto dicendo che il DO DIESIS È UGUALE AL RE BEMOLLE, ma anche che il DO DIESIS È DIVERSO DAL RE BEMOLLE!
Se vuoi approfondire questo argomento, ti consiglio di cliccare sull’immagine qui sotto e di leggere la nuova pagina.
Aspetto le tue osservazioni e i tuoi commenti in proposito.
Se ho capito bene, su uno strumento come il violino, ad esempio il DO# ha un’altezza leggermente superiore al REb. Mi confermi?
Grazie
Si, esatto
Do diesis e re bemolle sono praticamente la stessa cosa al pianoforte, ma quindi perché si dovrebbe preferire una tonalità rispetto ad un’altra delle due?
Perché si dovrebbe scrivere un brano in do# piuttosto che in reb?
Grazie.
Ciao Mattia,
Do# e reb sono la stessa cosa sul pianoforte (ma anche sulla chitarra) ma non lo sono per tutti gli altri strumenti, soprattutto quelli ad arco, dove è il musicista che “fa” il suono!
Perché scegliere di scrivere un brano nella tonalità di do# piuttosto che in quella di reb è una scelta del compositore a volte dettata dall’organico strumentale che si usa: se, ad esempio, ho clarinetti, sassofoni, trombe, corni, ecc, quindi strumenti cosiddetti “traspositori”, preferiro’ il reb, in quanto questi strumenti sono “tarati” nella scala dei bemolli.
Infatti ho il clarinetto o il sassofono in sib, mib, lab, ho le trombe in sib o in fa, i corni normalmente sono in fa, quindi la scrittura in partitura risulterà più “semplice” da leggere piuttosto che avere i diesis.
Spero di averti chiarito, altrimenti chiedi pure.
Ciao
Ok, ora ho capito meglio.
Ma se questo discorso venisse applicato ad un pianoforte e non a una orchestra, quale sarebbe il motivo della preferenza?
(Tenendo in considerazione sempre la tonalità di do# e di reb)
io direi: nessuno se non la scelta personale del compositore, a meno che non ci siano “vincoli” particolari, come, per esempio, nel “Clavicembalo ben temperato”, Bach scrive un preludio e una fuga su ognuna delle 12 tonalità maggiori e minori.
A volte puo’ anche “dipendere” da una scrittura più chiara: se, ad esempio, in do# dovrei mettere tanti bequadri, allora forse scrivendo il brano in reb la lettura è più “semplice” e viceversa.
Spero di averti risposto.
Buona giornata
Barbara
Ho capito. Grazie di nuovo.
Ne approfitto per chiederti un ultimo paio di domande che c’entrano leggermente meno con l’argomento.
1) Come mai in in alcuni accordi come il do7 la settima è un sib e non un si naturale? E perché proprio sib e non la#? Oppure il dodim con il solb e non fa#?
2) Spesso una tonalità di un brano viene cambiata per comodità magari del cantante, ma quindi perché si cambia la tonalità e non l’altezza?
Es: devo cantare un “la” troppo alto per me, non posso semplicemente scendere di un’ottava in basso in modo di riuscirci senza dover cambiare tonalità?
Chiedo scusa per il papiro e ti ringrazio.
1) L’accordo di DO7 è formato dall’accordo di DO maggiore (quindi dalle note DO – MI – SOL) a cui si aggiunge la settima minore, quindi il SIb.
Per avere il SI naturale devo scrivere DO7+, dove il + indica, appunto, che la settima è maggiore.
Non posso scrivere LA# perché ho bisogno della settima nota della scala: il LA è la sesta nota della scala di DO maggiore.
Quindi lo stesso ragionamento avviene per il DOdim: mi serve la terza e la quinta dell’accordo, quindi il MI (in questo caso bemolle) e il SOL (in questo caso bemolle anch’esso). Il FA è la quarta nota della scala.
2) Se cambi di ottava rischi di non poter cantare tutto il brano in quanto alcune note potrebbero essere troppo basse (o alte, dipende se “trasporti” il tutto un’ottava sotto o sopra).
Invece cambiando la tonalità puoi trovare quella in cui tutte le note rientrano perfettamente nel tuo “range” vocale.
Spero di aver chiarito i tuoi dubbi
Ciao
Barbara
Ciao, suono uno strumento a fiato ed ho suonato da giovane in orchestra, queste differenze di suono tra be molle e diesis non possono esserci, altrimenti l’intonazione, che già di per sé è difficile da avere, sarebbe un disastro.
Personalmente non ho mai trovato un insegnante che mi chiedesse di evidenziare la differenza tra un mi bemolle e un re diesis.
Ciao Elisabetta,
non so quale strumento suoni, ma per gli strumenti a fiato è più “difficile” far sentire questa differenza tra diesis e bemolle in quanto li’ gioca molto la questione degli armonici naturali.
Comunque … certo: in orchestra neanche gli archi accentuano la differenza fra diesis e bemolle e il suono è “standard”, altrimenti avremmo una cacofonia incredibile 🙂
Buona giornata
Salve,
credo sia interessante aggiungere che in Europa, nel 17esimo e 18esimo secolo, erano usati tipi diversi di temperamenti, uno dei più conosciuti è quello del 1799 di Thomas Young.
Lo stesso clavicembalo ben temperato non utilizzava un temperamento equabile.
Questi temperamenti differiscono dal temperamento equabile ove tutti i semitoni sono uguali.
Ciao, ti ringrazio in anticipo per la risposta che (sono certo) sarà esaustiva.
Considerata la differenza tra diesis e bemolle valida per archi e fiati, in un concerto per pianoforte e orchestra, ci sarebbero dissonanze, che fare?
Inoltre, perché esistono sonate per PIANOFORTE sia in re diesis che in mi bemolle o in la diesis o si bemolle e cosi’ via?
Nel caso appunto della tonalità di una composizione per chitarra, pianoforte ed altri strumenti ad accordatura fissa, quale sarebbe la differenza?
Ciao Pietro,
le tonalità di re diesis o la diesis non esistono, quindi … nessun problema 🙂
Per quanto riguarda le altre domande, si parla di strumenti “traspositori”.
Trovi qui sotto il link all’articolo che ho scritto a questo proposito:
https://www.suonolachitarra.it/strumenti-musicali-detti-traspositori.html
Ciao
Comunque al secondo tasto della seconda corda (si) c’è un DO# , non un DO naturale. Tanto per dire.
Ciao Jenks,
grazie per questo commento.
In realtà è quello che c’è scritto nell’articolo:
“Sulla chitarra, sul II tasto della seconda corda (SI), io trovo una nota che posso chiamare DO diesis o RE bemolle, in modo indifferenziato!”.
Ciao
Sono semplicemente dei suoni detti: “suoni omologhi” e tra un si bemolle e un la diesis non cambia niente, cambia solo il fatto che sul pentagramma in chiave di DO tenore intendo, poiché studio tromba e trombone, il SI bemolle si scrive nel terzo spazio, mentre il LA diesis (cioè il corrispondente suono omologo) si scrive sullo stesso rigo del LA naturale.
Quello che cambia è solo la posizione di scrittura, se per caso avete un accordatore elettronico digitale (costa intorno ai 13€) e producete il suono delle note, potete notare che anche l’accordatore indica velocemente sia il LA diesis che il SI bemolle, per convenzione la tromba bassa però non si chiama tromba in LA diesis, ma tromba in SI bemolle e così anche il trombone tenore in SI bemolle.
Sono semplicemente suoni omologhi e così per tutte le note e per tutto il setticlavio, cioè chiave madre SOL violino, chiave di DO, chiave di soprano, mezzosoprano, contralto, tenore, Chiave di FA cioè Baritono e Basso.
Grazie e complimenti a tutti,
Ho imparato qualcosa di interessante.
La questione della differenza tra i diesis (es. do#) ed i bemolle (es. Reb) è tutta da ricercarsi nella fisica delle onde.
Una corda di lunghezza fissa “L” messa in vibrazione lo può fare con onde che hanno lunghezza “l” pari alla lunghezza della corda a vuoto (L=l) e con gli armonici successivi ottenuti spezzando l’onda principale in 2 onde, quindi l=0.5L, in tre onde l=0.333L e cosi via aumentando il numero delle onde e relativamente diminuendo la loro lunghezza.
Il numero delle onde aumenta di 1 (numero intero) e la loro lunghezza diminuisce conseguenzialmente di intervalli definiti.
La lunghezza d’onda “l” è correlata alla frequenza di vibrazione “f” ed il loro prodotto dà la velocità del suono Cs di circa 340 m/s nell’aria a 20 °C di temperatura.
Ora se vogliamo costruire una scala musicale e prendere queste frequenze di vibrazione “naturali” di una corda, dobbiamo scegliere le note le cui frequenze variano nel modo come abbiamo visto.
Ed in effetti la scala formata con queste note, quali armonici naturali, considerata F la frequenza del DO, è stata costruita prendendo RE=9/8 F, MI=5/4 F, FA=4/3 F, SOL=3/2 F, LA=5/3 F, SI=15/8 F ed il DO un’ottava sopra 2F.
A questo punto portando le note da 7 a 12 occorre definire gli intervalli secondo gli stessi criteri armonici che possono essere: 9/8 tono maggiore, 10/9 tono minore e 16/15 semitono diatonico.
Il fatto è che applicati alle note armoniche prima definite portano a risultati diversi per ogni nota.
Da qui il fatto che un DO# è diverso da un REb, anche se di poco ma sufficiente ad essere percepito da un orecchio allenato.
Questo nella teoria ha portato ad una serie di problemi noti, fino alla loro soluzione mediante la standardizzazione ottenuta creando 12 semitoni UGUALI, le cui frequenze variano quindi con la radice 12, ma di 2, da cui la scala TEMPERATA ATTUALE.
Questa, se confrontata con gli armonici naturali, appare leggermente scordata in alcune note più ed in altre meno, ma introduce un enorme vantaggio di standardizzazione e di omogeneità di tutte le tonalità.
Detto questo, non sono d’accordo sul fatto che il violino e tutti gli strumenti a corda, senza barrette fisse dei tasti, siano OBBLIGATI a suonare sugli armonici naturali.
Infatti pigiano la corda al punto giusto possono benissimo fare suonare la nota con la frequenza TEMPERATA.
Lo stesso discorso però NON VALE CON GLI STRUMENTI A FIATO, dove lì in effetti la formazione delle note risente degli armonici naturali delle onde sonore entro i condotti che le generano.
Spero di non essere stato noioso in questa illustrazione che si rifà alla “Fisica teorica” , ma mi sembrava utile.
Cordialità.
Giampaolo
Touché! Proprio non lo sapevo. Molto interessante.
Ma quindi sotto questo punto di vista la chitarra fretless si comporta come il violino e ci si può ottenere un do diesis e un re bemolle diversi?
non ho mai provato a suonarne una ma, almeno teoricamente, si, credo si possa dire che puoi ottenere un DO diesis diverso dal RE bemolle.
sì, ma anche con la chitarra normale basta usare una anello di metallo (slide guitar) per ottenere la differenza anche in maniera molto marcata.
L’anello di metallo va appoggiato senza spingerlo sui tasti ovviamente.
Dà un effetto quasi da sitar.
Si, certo Stefano, ma se suoni la chitarra “normalmente”, quindi senza usare accessori vari, il suono è … “fisso”.
ciao mi piacerebbe fare parte di questo interessante blog in quanto mi sto riavvicinando al pianoforte dopo parecchi anni di fermo e tante cose non le ricordo più
Ciao Ivana,
premetto che questo sito è dedicato alla chitarra (quindi non troverai niente per quanto riguarda il pianoforte), tuttavia tutta la parte che si occupa di teoria musicale è per tutti gli strumentisti, quindi anche per i pianisti.
Per farne parte non devi fare altro che iscriverti richiedendo uno qualsiasi degli e-book gratuiti e riceverai per email tanti link che ti rimandano ai vari articoli di suonolachitarra.
Ciao
No, non sbagli Fabio.
Se tu provi ad ascoltare la musica orientale, li’ ci sono un’infinità di suoni che nella musica occidentale non abbiamo: l’ottava è divisa in numerosissime note, quindi …
Noi possiamo “assaggiare” tutto questo ad esempio nel bending: infatti con questa tecnica possiamo “produrre” note che non sono le note “canoniche” e questo contribuisce al “fascino” di certe sonorità o di certi generi musicali.
Ciao
Io credo che le note sono come i colori praticamente infinite, e che come i colori si possono fare combinazioni tra di loro appunto infinite, sbaglio?
Inanzitutto complimenti per l’articolo ben scritto e interessante, ma che io sappia era così fino intorno al ‘700 (non so precisamente fino a quando)…
Adesso alla differenza tra 5 e 4 comma dovrebbe essere applicato il ben più “mediano” e chiaro 4 comma e mezzo…
Quindi non penso che sia solo per un fatto di comodità che tale differenza tra bemolle e diesis non venga praticamente più applicata (se non nelle filologiche esecuzioni di musica antica barocca e pre barocca)
Ok, chiarissima.
Grazie per tutte queste spiegazioni e complimenti per l’ottimo lavoro che stai facendo, ma riferendomi all’articolo precedente sui diesis e bemolle, penso che non sia la stessa cosa se suono un brano in tonalità di sol maggiore, quindi armatura in chiave Fa diesis ed appunto, tutti i Fa presenti nel brano si chiameranno Fa diesis e non Sol bemolle.Quindi il suono è lo stesso (omofono) ma cambia il nome ed allora, penso che si debba chiamare necessariamente Fa diesis e non sol bemolle, proprio per effetto della tonalità in cui si suona.
Secondo me la differenza è proprio qui.
Grazie
si, si, Pino, è cosi’.
Infatti io avro’ la scala formata da SOL – LA – SI – DO – RE – MI – FA# – SOL.
Non potro’ avere il SOLb perché a quel punto mancherebbe il FA come “nome” di note e avrei il SOLb e il SOL, quindi due volte ripetuto il nome SOL.
E questo non è possibile in una scala, dato che ci DEVONO ESSERE sempre tutte e 7 le note “nominate”.
Non so se sono riuscita a spiegarmi 😉
Un esempio di bending portato di due toni e mezzo è contenuto nell’assolo di “Another Brick in the Wall” dei “Pink Floyd” e mi riferisco alla versione da studio contenuta nell’LP “The Wall”.
Tre toni? Boh… non ricordo qualcuno che ci sia arrivato, ma farò una ricerca a riguardo o se qualcuno desidera, che me lo segnali, ne sarò molto felice, dato che sono un curiosone di natura! 😉
Ciaooooooooooo!!!
Stefano
Ma invece il la bemolle a cosa corrisponde?
Corrisponde al SOL diesis
Stesso concetto per il doppio diesis e il doppio bemolle?
orientativamente si, ma sto preparando un altro articolo appositamente su questo 😉
Ciao
Uhhh…mi gira la testa!!!
Il mio commento è dovuto alla cortesia e all’educazione che deve essere rivolta a chi è gentile…
Come vorrei aver capito…
Molto interessante… culturalmente parlando…
Io ancora che chiamo le corde “prima, seconda, etc” oppure come il mio maestro in dialetto trentino mi ha indicato: “mi si sorela a mi” (che comunque mi ha aiutato all’inizio a ricordare).
Bene sto imparando, qualcosa combino, parlo di chit acustica … spero di arrivare a comprendere ovvero a utilizzare i tanti insegnamenti che giungono… grazie comunque e tanti auguri e saluti
Ivano Gaviani
Ciao Ivano,
grazie del tuo commento.
Se non hai capito non è un problema 🙂
Sono cose piuttosto complesse e magari forse non ti interessano fino in fondo, nel senso che per suonare la chitarra non è necessario conoscere la teoria (conosco bravissimi chitarristi che non sanno leggere una nota sul pentagramma, cosi’ come conosco musicisti diplomati in conservatorio del tutto “ignoranti” di musica).
D’altronde anche tu hai detto che “qualcosa combino”, quindi significa che comunque, anche ignorando questo concetto dei semitoni, dei diesis e bemolle, comunque con la chitarra ci sai fare 😀
Percio’ … se la passione c’è sei già molto a buon punto 😉
Il resto viene … dopo!
Tanti auguri anche a te
Barbara
io lo avevo solo sentito pronunciare (e non letto) il termine da due liutai (a commentare la consumazione delle tacche dei miei tasti) e non sono portato per l’inglese: del resto non mi chiedo il termine per tutti i fenomeni.
Ecco perchè google non mi dava risultati 🙂
Certo che tre toni sono tanti: io ne avevo incontrato uno (nella vita, dico) di chitarrista “marziano”, oltre a quelli famosi visti in concerto, ma magari davanti a me non si erano cimentati in questo virtuosismo qui.
Povere le loro corde…..grazie ancora 😉
p.s. mi accorgo ora che avevo scritto che in uno stesso tasto si puo’ variare di “un semitono” o più: ovviamente è stato un lapsus: io volevo scrivere “un tono” .
La risposta alla mia esplicita domanda (uguale al titolo di questo post) di un mio insegnante (per breve tempo) di chitarra fu: “in pratica si in teoria no”.
E mi accennò questa cosa dei nove comma (termine che non conoscevo in contesto musicale).
Vorrei permettermi una piccola confutazione: il pianoforte non l’ho mai suonato né ho avuto in casa chi lo suonasse, ma per il poco che so di tale strumento, per esso penso sia veritiera l’affermazione “strumento con le note pronte”.
Ma proprio tu che suppongo essere un chitarrista (non ti conosco ma se scrivi in questo blog…) dici che la chitarra ha le note “pronte”, come se non si costruisse i suoni anche un chitarrista decente!
Basti pensare che :
1) non tutti i mi cantini sono uguali, e neppure i sol, e che devi abbinarli altrimenti l’accordatura viene male (a danno anche dell’orecchio);
2) le note della chitarra possono essere (parecchio o leggermente) diverse da quelle che dovrebbero essere a seconda di come vengono accordate;
3) ma anche con un’accordatura rigorosa che concordi con quella teorica … tu sai che il repertorio chitarristico contempla il vibrato (ottenibile anche sul pianoforte) ma soprattutto il banning (mi pare si chiami così)?
Lo sai che con un banning, che forse nella classica non è molto usato, ma nella moderna moltissimo, si possono ottenere NELLO STESSO TASTO (scusa la maiuscola, ma qui non si può ingrassettare) sfumature di una nota che abbracciano almeno un semitono, ma talvolta di più?
O ciò che è lo stesso, che si può ottenere nel tasto di una nota il suono che teoricamente ha sede nel tasto successivo?
E che appunto è spesso usato il banning come (vero o presunto) abbellimento perché fa sentire, con un’unica pizzicatura, una successione teoricamente infinita di frequenze musicali (anche se contenute nell’arco di un semitono o poco piu)?
w la chitarra.
Grazie Francesco di questo tuo bellissimo commento.
Ti rispondo subito con molto piacere.
Intanto, per la cronaca, sono una compositrice e, solo per passione, una chitarrista, ma questo solo per farmi conoscere un po’ di più 🙂
Per ho scritto che la chitarra ha le note “pronte” perché, in realtà, se io suono il primo tasto della prima corda, avro’ sempre il FA come nota.
Poi sono d’accordissimo con te che sono infiniti i fattori che cambiano il suono, ma sostanzialmente su quel tasto io avro’ SEMPRE E COMUNQUE il FA.
Per quanto riguarda il bending (si’, si chiama cosi’) ti dico che è vero quello che dici: aggiungo che con un bending fatto bene si puo’ passare da 1/4 di tono fino anche, per i più “arditi” a 3 toni di differenza sullo stesso tasto, ma qui stiamo parlando di una tecnica particolare.
Anche sul pianoforte, ad esempio, io posso inserire degli oggetti di varie forme, materiali, grandezze ecc ecc tra le corde, modificando cosi’ i suoni che escono spingendo quello o quell’altro tasto.
Non so se sono riuscita a chiarirti perché ho usato quell’espressione, altrimenti (anche qui) … chiedi pure 😀
Ciao
Barbara… intendevo dire che quando un direttore d’orchestra scrive per tutti gli strumenti, si mette nei loro panni, quindi capisce anche le differenze che tu hai ampiamente spiegato in questo articolo.
Credo che ne capisca talmente tanto, che per personalizzare il proprio modo di orchestrare, faccia attenzione anche alle più piccole cose come i commi… o almeno credo possa essere così, altrimenti non si capirebbe (benché le dinamiche siano davvero molte), i direttori d’orchestra, così come i singoli musicisti, si differenziano tra di loro.
Anche per questo si opta per un musicista o un direttore, piuttosto che un altro.
D’altro canto… i musicisti nelle orchestre sono tutti docenti molto preparati e precisi, ma non tutti possono essere presi, quindi si fanno delle scelte in base alla personalità.
I grandi teatri fanno scelte anche relativamente ai direttori d’orchestra, perché dirigono in un certo modo.
Beh… è un discorso sicuramente molto complicato, ma naturalmente non sto dicendo che le mie affermazioni siano assolutamente sicure, ma solo frutto di logiche personali e come tali, possono essere opinabili… tutto quì.
Che ne dici?
Cage era un grande!!!
Penso anche ad un genio (io lo definisco tale), come John Cage.
Sicuramente lui sarà stato attentissimo a queste cose.
Una volta ho anche visto un video su youtube, lui che dirigeva un’intera orchestra totalmente in silenzio.
T’assicuro che se sei appassionata e ricercatrice (come credo profondamente tu sia), riesci a cogliere delle cose che di solito non si percepiscono.
In quell’occasione mi sono molto emozionato.
Chissà poi se fossi stato presente.
Peccato che è morto prima che io sapessi della sua esistenza!
Vabbé
W la ricerca musicale, W la musica in generale! 😉
si’, conosco quel brano eheheeh.
Cage era uno che si “divertiva” a fare queste cose!
Ora ho capito cosa vuoi dire.
Avendo io un caro amico violinista (molto bravo per altro, anche se in realtà fa di professione il gestrore di un Pub), chiederò a lui se possiamo fare la prova nella quale io suono in DO – DO# e lui in RE – REb e ce la metterò tutta per capirne la differenza e percepire i comma.
Comunque… direi che questo è un ottimo esercizio per l’orecchio, le vibrazioni (specie quando si accorda, immagino che un accordatore di pianoforte conosca bene queste differenze) ed è interessante anche per una buona cultura generale della musica.
Immagino anche che i direttori d’orchestra che conoscono il setticlavio, abbiano bene a mente queste cose, altrimenti come potrebbero personalizzare i brani, anche quando seguono partiture originali?
A proposito di setticlavio… che ne diresti di fare un discorsetto su questo bellissimo argomento (devi sapere che mi sto scervellando per capirlo, ma ho già le mie belle gatte da pelare con la chiave di violino! 😉 ).
Attendo news e ti ringrazio come al solito!
Stefano
che intendi con: “Immagino anche che i direttori d’orchestra che conoscono il setticlavio, abbiano bene a mente queste cose, altrimenti come potrebbero personalizzare i brani, anche quando seguono partiture originali”?
Bene!
Hai fatto l’articolo che pensavo pure io quando ti scrissi che il nostro orecchio in realtà certe differenze le percepisce e che il sistema temperato in un certo senso limita le nostre capacità uditive a beneficio però della tecnica strumentale
Ciao Barbara e spero ti sia arrivata la mia email sul capriccio di L. Legnani.
Ciao, forse ti farò una domanda stupida ma ho iniziato da poco a studiare musica e chitarra e ti chiedo: trovo, in un esercizio, il Re 4C (corda vuota) in diesis (????). Che faccio? sono io che sto leggendo male? o che? come devo suonarla? Grazie per la risposta che mi vorrai dare.
Come e’ scritto esattamente?
Hai la nota sul pentagramma oppure una sigla?
Quello che mi viene in mente e’ che potresti trovarti di fronte ad un altro tipo di accordatura, presumibilmente un semitono sopra, in cui il RE viene accordato come RE#, appunto, e allora hai la corda vuota.
Se ti e’ possibile, pero’, postami quello che trovi scritto, cosi’ posso essere piu’ precisa/
Grazie
il mio commento, innanzitutto è quello di complimentarmi.
Il secondo è che ho appreso il sistema equabile o sistema tonale temperato di cui non conoscevo l’esistenza.
Colgo l’occasione per rispondere all’articolo perché la chitarra suona male, nel quale voi dite che dipende molto dalle corde.
E’ vero: dopo vari esperimenti mi sono trovato molto bene con le d’addario pro artè composites (possiedo tre chitarre di cui una calace) che non lascio più.
Un caro saluto e ancora complimenti
Ciao, grazie per il tuo commento in cui ci porti anche la tua preziosa esperienza (che, alla fine, unita all’esperienza mia e di tante altre persone che scrivono con me o lasciano i loro commenti, e’ quella che ci fa crescere tutti quanti!).
Ciao
Sarà pure importante sapere teoricamente la suddivisione millimetrica della variazione dei suoni degli strumenti a corda, ma alla fine penso che anche il violino, a meno che non si vuole una sonorità particolare che viene dall’animo, se deve suonare un do# o un reb…lo deve suonare. non può suonare una frazione del comma… o no!
Certo, Osvaldo, tanto più se suona con un pianoforte, una chitarra o un’orchestra!
Pero’ come si notava nei commenti all’articolo sul sistema temperato, questo avviene nel nostro sistema musicale occidentale, mentre in altre culture questa differenza si sente e come!
Bell’articolo Barbara, comunque non è facile “sentire” questa differenza che è molto sottile e non di facile ascolto. Grazie per i tuoi preziosi e illuminanti approfondimenti.
Ciauuuuuuuuuuu
Infatti, Roberto, il nostro orecchio non è “abituato”, ahinoi, a sentire la differenza tra i vari comma, tanto più con uno strumento come la chitarra.
Ciao
Lo sapevo!!!! il mio primo maestro di musica che è pianista e mi “insegnava” chitarra (vai da un chitarrista a imparare la chitarra e vai da un pianista a imparare il piano, ad ognuno il proprio ruolo) teoricamente mi ha preparato bene.
ciao
Mario
questo non lo sapevo! grazie!
SEMITONO CROMATICO / DIATONICO, IL TONO SUDDIVISO IN 9 COMMA.
MOLTO INTERESSANTE, SAPEVO SOLO CHE L’OTTAVA ERA STATA SUDDIVISA IN 12 SEMITONI [BEN TEMPERATA] MA NON SAPEVO DEI COMMA!
QUESTO PROVA CHE SI CONTINUA A IMPARARE FINO ALLA FINE DEI NOSTRI GIORNI [IO HO COMINCIATO A STUDIARE MUSICA E CHITARRA A 6 ANNI, ORA NE HO 63]
CIAO
GIOVANNI FOCACCIA
Ciao Giovanni,
mi fa piacere che oggi hai appreso un concetto nuovo!
In fondo tutto quello che sto (stiamo) scrivendo ultimamente è tutto frutto delle … domance di tante persone che chiedono chiarezza su certi argomenti o, semplicemente, cercano approfondimenti!
Grazie per la tua voglia di continuare ad imparare!
Buona continuazione di giornata
Barbara
Ciao Barbara, bell’articolo, molto chiaro. Solo una precisazione: prima della distinzione semitono cromatico/semitono diatonico, forse volevi dire che ogni tono è diviso in 9 comma, e non ogni semitono (come hai scritto). O sbaglio? 🙂
Ciao, buona giornata
Hai ragione Marco, correggo subito 🙂
Grazie