Ciao,
oggi vorrei continuare / ampliare il discorso iniziato nell’articolo precedente sulla chitarra negli anni 80.
Nei miei articoli sulla storia della chitarra moderna, tendo ad esaminare gli stili di ogni decennio tenendo presente che spesso un genere musicale nasce magari alla fine di un decennio per poi continuare ed evolversi in quello o quelli successivi (è il caso di tutta la musica).
Mi sono accorto che per quanto riguarda i chitarristi che io chiamo iper-tecnici, la maggior parte di essi emerge nel periodo immediatamente post – Van Halen, e cioè dalla seconda metà degli anni 80.
Sono grandi chitarristi che iniziarono a suonare più o meno negli anni 70 e quindi, furono influenzati dal rock duro, dal metal, dal blues, dal funky e dalla neoclassica (questo in linea di massima).
Prenderò in esame principalmente quelli che ritengo i mostri sacri e cioè: Steve Vai, Joe Satriani, Tony Macalpine, Greg Howe – e, anche se era già attivo nei ’70, Allan Holdsworth.
Steve Vai
Tralasciando le note biografiche, e ricordando solo l’importante periodo con Frank Zappa, di cui vale la pena studiare gli arpeggi di What’s new in Baltimore (composti da Zappa, ma che influenzeranno ampiamente lo stile di Vai) passerei ad un consiglio musicale: Ladies’ nite in Buffalo, autentico mini-capolavoro di tecnica e gusto, presente nell’album di David Lee Roth, ex cantante dei Van Halen.
Ladies nite in Buffalo, su questo non ho dubbi, per me è il solo più fluido della storia del Rock Fusion, i numerosi bendings, legati, sweeps, tecniche di leva, figurazioni che si spostando con un uso veloce dello slide, ne fanno una pietra miliare per chi ama il genere, e inoltre rendono un’atmosfera calma e nervosa al contempo…
Non so perché, ma a me fa venire in mente il mare, l’estate, piccoli clubs notturni… quasi una love Boat metà anni 80.
Lo dico non a caso, ma considerando il fatto che in quegli anni, per questo tipo di artisti rock, il think positive imperava, e si sarebbe trasformato, nel mondo elettronico, verso la fine degli 80 e inizio 90, nella House music e nella Rave Generation (ma questo ha poco a che fare con Steve Vai…).
Altri assoli da brivido,sono contenuti nei 2 album con Lee Roth, e cioè: Big Trouble, dove una tecnica, anche qui, super-fluida, realizzata con un uso estremamente preciso delle tecniche di leva (bendings, legati, ecc. già menzionati), si va a fondere con delle melodie decisamente modali, prevalentemente della scala dorica, quasi un super-jazz-futuristico (chissà se Miles Davis l’aveva previsto, questo insolito sviluppo del modale!).
Altri esempi del lavoro eccezionale con Lee Roth sono: Goin’ Crazy (un riff che tutti, ma tutti i ragazzi degli anni 80 dovrebbero conoscere) e Skyscraper (con un assolo sinuoso e insolito e in generale in quasi tutti i brani).
Da solista, vorrei ricordare la blueseggiante (quasi hendrixiana) Tender Surrender, dove, partendo da ottave stile Wes Montgomery, trasforma il brano di intensità passando a un rock emozionale eseguendo tecniche di vario genere (sweeping, tap & slide, legati) ed è presente, rarissima, una scala jazz minor (minore melodica).
Joe Satriani
L’album di esordio Not of this earth è assolutamente considerevole, sia per la tecnica (anche lui ha una precisione estrema per quanto riguarda i fraseggi, sia in legato, sia con pennata sweep, sia in shredding), sia per l’aspetto compositivo, caratteristica molto importante, che lo distinguerà, almeno per i primi anni e albums, fino a The Extremist.
Padrone di tutti gli stili e tecniche, dal blues, alla musica classica, al rock sanguigno, e dotato di tocco particolarmente emozionale, Satriani ha uno stile compositivo piuttosto innovativo per il periodo in cui è venuto fuori: infatti è il primo chitarrista tipicamente rock, a valersi di un sound che perlomeno è più vario e vira verso il pop e fonde territori soundtrack-oriented e melodie esotiche, per esempio nella title-track di Not of this earth, troviamo degli interessanti accordi che cambiano (è stato scritto innumerevoli volte) a seconda dei Modi, dove i fraseggi sono costituiti da veloci scalette in legato dapprima, e più tardi da melodie oblique (è il caso di dirlo) che mi fanno pensare a come suonerebbe Debussy se fosse vissuto nel 1987 e suonasse la chitarra rock…
Anche Memories è degno di nota, dove una melodia nostalgica percorre una strada autonoma rispetto alle ritmiche (funk-reggae?) per lasciare spazio a un solismo ineccepibile.
Satriani è veramente un chitarrista dal tocco sublime, e in questo solo c’è anche un momento di cambiamento armonico che fa dire: Wow! la prima volta che si ascolta.
Ed arriviamo al secondo album, Surfin’with the alien dove il brano più eccitante è di sicuro Crushing Day, dove un riff a quinta-quinta diminuita, introduce il brano e lascia lo spazio a melodie direi aliene-futuristiche per aprirsi in un chorus nostalgico.
Le parti che arrivano man mano sono assolutamente tecniche, con il solito campionario di tecniche, ma molto in crescendo rispetto al climax, che arriva con una serie di scale lunghissime e di fraseggi iperbolici… (gasp!).
Segnalo anche Echo per l’atmosfera rigorosa e meditativa, dove Joe preferisce poche note, ma molto efficaci; il chorus è da storia della musica moderna e il solo successivo (la serie di soli) sono da brivido: frasi con legati che ascendono e discendono, un pathos melodico che non cala mai, veramente un Satriani in grandissima forma.
Midnight è poi un caso a se, una chitarra suonata con tapping a due mani (non due dita, due mani!) che forse si rifà al grande Stanley Jordan ed alla musica flamenco: anche qui (è ormai superfluo dirlo) un pathos che raggiunge livelli sublimi nel chorus.
(articolo scritto da Giovanni Perini)
Sinceramente non conosco nessuno di costoro che hai elencato, e dopo aver ascoltato su youtube un paio di brani da te nominati so chi non ascolterò più.
Non so da quali presupposti abbia tu coniato il termine “ipertecnici”.
Come ricorda Giuseppe ce ne sono centinaia di chitarristi validi, e il diventare o meno famosi nel mondo dipende da tanti fattori: gli sponsor, le recenzioni, la possibilità di farsi conoscer in TV, il genere e il pubblico a cui è diretto e la competenza di chi ascolta quel genere.
Ecco perché il pianeta rock è pieno di falsi miti.
Non faccio nomi, visto che il mio topic sui sopravvalutati non ha avuto successo.
Non sono d’accordo con te caro Giovanni, a meno che tu non volevi fare una lista dei tuoi chitarristi preferiti.
Ma se ho letto bene il titolo del tuo “APPROFONDIMENTO” non trovo niente di cosi’ scientificamente didattico a tal punto da eleggerti ad esaminatore di stili musicali.
Hai fatto un elenco di personaggi, di incisioni, di epoche dove collocarli e cosi’ via, ma questo che approfondimento è?
Sicuramente sono musicisti molto bravi e su questo nulla da dire, ma sono i tuoi gusti a dettare le regole del gioco e non uno studio vero e proprio come l’articolo vorrebbe.
Scusami Giovanni ma di chitarristi e brani musicali te ne potrei citare a centinaia e poi che c’entra SATRIANI con gli “ipertecnici”: va bene Steve Vai, Yngwie Malmsteen ed altri ma non Satriani, che tra le altre cose è quello più musicale di tutti e lo preferisco ai tanti “CREATIVI” che si sentono in giro.
Un cordiale saluto.
Interessantissimo. grazie!
Ciao a tutti, scusate il ritardo
grazie per i commenti come sempre graditi
Per finire gli anni 80, prossimamente, ci sara’ una sezione dedicata alla funky/disco e come grandi artisti come Prince o anche gruppi Pop come i Cameo hanno ottenuto un sound particolare fondendo la chitarra con una base prettamente danzereccia
Ho condiviso il link su facebook perché quando si tratta di insegnare ai giovani rocker anche un pò di storia sono sempre favorevole.
Vanno un pò acculturati ed elevati.
Almeno i miei allievi.
Ciao, hai toccato proprio i due miei maestri virtuali che ho purtroppo scoperto tardi, ma che mi hanno dato una nuova visione dell’uso della tecnica e dei fraseggi personalissimi.
Ho cercato di assorbirli il piu’ possibile per incorporare quello che ho potuto nella mia personale tecnica (indefinibile da quell’autodidatta che sono) e ne ho avuto un grande beneficio e stimolo all’esercizio.
Bellissima la tua analisi e descrizione e aspetto con ansia il prosieguo, complimenti.
Ciao , Mike
Veramente interessante, Giovanni, la tua analisi!
E’ più piacevole, di sicuro, ascoltare questi brani tenendo conto di quello che tu dici!
Grazie