Ciao,
visto il clamore 🙂 suscitato dai miei due precedenti articoli sui diesis e i bemolli oggi mi voglio occupare di un altro argomento che fa parte della teoria musicale, ma che è sicuramente interessante da approfondire, tanto che, appunto, è venuto fuori nei due precedenti articoli.
Oggi voglio parlarti del nostro sistema musicale occidentale, che è chiamato temperamento equabile, che vede la scala musicale divisa in 12 semitoni tutti uguali tra di loro (su wikipedia trovi tutte le formule matematiche che sono alla base di questa costruzione).
Questo sistema si affermò grazie al teorico, organista e compositore tedesco Andrea Werckmeister intorno alla fine del 1600: si rese necessario, ad un certo punto della storia della musica, temperare, cioè modificare un determinato numero di suoni per far sì che all’interno di ogni ottava gli intervalli fossero sempre tutti uguali, a distanze costanti tra di loro.
Secondo il Congresso di Londra del 1939 si fissò la frequenza del diapason a 440 Hertz (Hz) e la nota prodotta è un LA, mentre in precedenza si usavano diapason a frequenze che oscillavano fra i 435 ed i 441 Hz.
Già nel 1885 a Vienna fu precisata questa cosa, ma i musicisti la applicarono con una certa elasticità.
Inoltre il 30 giugno 1971 il Consiglio Europeo, con la risoluzione europea numero 71, ha stabilito giuridicamente la frequenza dell’attuale diapason.
In Italia, addirittura, c’è la legge 3 maggio 1989, n. 170, pubblicata sulla gazzetta ufficiale n. 109 del 12/05/1989 sulla “Normalizzazione dell’intonazione di base degli strumenti musicali“, che all’art. 1 recita:
“Il suono di riferimento per l’intonazione di base degli strumenti musicali è la nota la3, la cui altezza deve corrispondere alla frequenza di 440 hertz (hz), misurata alla temperatura ambiente di 20 gradi centigradi“.
Il sistema temperato ha trovato in Johann Sebastian Bach il suo primo convinto sostenitore nella sua opera Il clavicembalo ben temperato, una raccolta in due volumi di 24 preludi e fughe, composti uno su ogni semitono.
Anche per la chitarra c’è un’opera, chiamata Chitarra ben temperata, composta dal compositore italo-americano Mario Castelnuovo-Tedesco.
Se vuoi approfondire questo argomento, ti consiglio di cliccare qui.
sarebbe corretto modificare l’ultima frase del 3° capoverso, anzichè “a distanze costanti tra di loro” riterrei più preciso “distanze di rapporto matematico costante in base logaritmica”, ora non ho tempo di esporre ma ne riparliamo, grazie
Articolo spiegato bene e molto dettagliato.
Grazie a te e a sant’internet.
Mi par di capire che in un sistema non temperato il violino possa eseguire qualsiasi modulazione, mentre una chitarra non si potrà allontanare molto dalla tonalità su cui è fondata l’accordatura.
È così?
Si, diciamo che in soldoni è cosi’.
Se, ad esempio, vai in oriente con un violino puoi eseguire le loro musiche, con una nostra chitarra no oalmeno puoi farlo in modo molto “parziale” 😉
ciao Barbara,
ho avuto modo di occuparmi durante la lettura del tuo corso di base, dell’argomento che tu hai citato vale a dire temperamento equabile.
Ciò è legato ai diversi sistemi di intonazione usati per accordare gli strumenti a suono fisso (pianoforte e chitarra) dove i suoni sono fissi e non modificabili, e quelli come il violino dove ogni minima variazione della posizione del dito viene accusata.
Ragione per cui si arrivò per necessità a temperare o meglio modificare e regolamentare gli intervalli all’interno dell’ottava rendendo tutte uguali le distanze tra i toni all’interno dei quali, e qui arriviamo: ci sono i comma esattamente nove, e cioè 5 semitoni cromatici e 4 diatonici.
Non credevo che nella musica le cose fossero cosi’ complicate, attraverso le tue dispense, e alle varie ricerche sto scoprendo un mondo tutto nuovo.
Le difficoltà maggiori sono le correlazioni che non si vedono tra la teoria e la pratica, mi riferisco alla chitarra.
Mi sono lasciato andare perchè sei tu che mi permetti di farlo all’insegna dei tuoi suggerimenti che sono sempre opportuni, può darsi che abbia detto qualche eresia e di questo ti chiedo perdono.
La musica mi sta trascinando grazie a te.
Un abbraccio Michele.
Dimmi cosa ne pensi.
Ciao Michele,
intanto ti ringrazione per quanto hai voluto condividere con me e con tutti noi.
Quello che scrivi è tutto giusto, quindi non ho nulla da aggiungere 😉
Il fatto che tra la teoria e la pratica ci sia sempre differenza è dovuto al fatto che tanto spesso, io per prima, suoniamo senza tanta consapevolezza, magari andando dietro più all’orecchio che alla logica.
Questo è un male?
No, non credo: penso invece che ci vogliano tutte e due le cose: allora si potranno fare vere e proprie … scintille 🙂
Un caro saluto
Ciao
Ok, era solo un chiarimento, scusami se sono uscito un poco fuori tema, grazie.
Pino
nessun problema, Pino 😉
Ciao Barbara,
ma la pubblicazione del “CLAVICEMBALO BEN TEMPERATO” di J.S.Bach non è una raccolta di 48 Preludi e Fughe in tutte le tonalità, come riportato nel libro TEORIA DELLA MUSICA di Luigi Rossi e non di 24 come viene menzionato sopra nel tuo articolo?
Sarà stata una svista o è proprio come dici tu?…..tanto per precisare.
Saluti,
Pino.
Ciao Pino,
è come dico io ma è anche come dice Luigi Rossi 😉
Infatti Bach ha scritto DUE volumi del clavicembalo ben temperato, ognuno dei quali contiene 24 preludi e fughe in tutte le tonalità.
Spero di averti risposto 🙂
Ciao
Ciao
Mi aiutate a fare chiarezza tra sistema temperato, sistema tonale e scale diatoniche e cromatiche e altre tipi di scale?
Prese singolarmente, conoscono le definizioni di ognuno di questi argomenti ma quando cerco di mettere tutto assieme mi perdo!
Vi faccio un esempio delle cose che mi confondono.
Se per il sistema temperato equabile, l’ottava si divide in 12 parti uguali (12 semitoni), allora le scale diatoniche non rientrano in questo sitema mentre le cromatiche sì ?
Eh… ho reso l’idea della confusione che regna nella mia testa ?
Grazie per il supporto
Ciao Giuseppe,
grazie per la tua domanda.
Intanto chiariamo subito che sistema temperato e sistema tonale sono due nomi diversi per indicare la stessa identica cosa.
per quanto riguarda le scale, invece ,diciamo che le scale cromatiche e le scale diatoniche (ma io metterei anche tutte le altre scale “occidentali”) sono “cugine” se non addirittura “sorelle”, cioè hanno la stessa origine ma ognuna è diversa dall’altra.
Quindi: sia la scala maggiore che la scala cromatica, tanto per fare un esempio pratico, rientrano perfettamente nel sistema tonale, ma semplicemente sono formate da una successione di intervalli diversa.
E’ un po’ come l’italiano, il francese, lo spagnolo e il portoghese, per fare un altro paragone: sono tutte lingue diverse, ma derivano tutte dal latino e basta prenderci un po’ la mano, o mglio, farci l’orecchio 🙂 e posso assicurarti che molte cose si capiscono perché sono molto simili all’italiano.
Non so se sono riuscita a rispondere, altrimenti … chiedi pure 🙂
Ciao
😉
Ok… leggerò l’articolo che mi hai postato e ti ringrazio per le tue informazioni sempre molto dettagliate.
Posso fare un po’ il ruffiano?
Da quando ti conosco (seppur in modo virtuale!), mi sento più colto! 😉
Grazie!!!
Stefano
mi fa molto piacere, Stefano, poter contribuire alla tua “cultura” ehehehehe 🙂
Grazie per la stima.
Ciao
Scusa, ma perché il Congresso di Londra del 1939, così come la legge italiana N.170 del maggio dell’89 decretano che la nota LA è a 440 Hz?
Mi pare di aver letto da qualche parte che in realtà è di 432 Hz. O sbaglio?
Beh… anche stavolta attendo delucidazioni.
Grazie, Barbara!
il 432 è una frequenza che si vorrebbe adottare perché considerata più “naturale” (pui leggere, a questo riguardo, quest’altro articolo di Luca Francioso proprio su questo argomento).
Il 440 è stato adottato come parametro “standard”
Bellissimo argomento e commenti interessanti!
A volte penso che per la musica ci voglia l’eternità per poter approfondire bene ogni genere.
Può essere anche vero che la musica classica usa soltanto le tonalità maggiori e minori, ma non è del tutto esatto dire così (mi riferisco al commento di SIRVESTER) visto che molti compositori classici contemporanei usano varie scale anche in un’opera sola.
Non perchè sono di parte, ma è la realtà: la musica classica non sarà mai riduttiva essendo l’arte per eccellenza visto che usa varie possibilità che non la rende mai noiosa per chi la suona.
Sarebbe così anche nell’ascoltarla, ma purtroppo, almeno in Italia, non c’è un educazione culturale all’ascolto musicale adeguata.
Detto ciò, ci tengo però a precisare, che mi piacciono più o meno tutti i generi, perchè poi alla fine servono tutti a livello psicologico.
Ciao
Ps: pensate a quanto sarebbe dovuta essere grande la chitarra se non ci fosse stato il sistema temperato!!
Sarebbe stato quasi impossibile suonarla o comunque trovare una tecnica adaguata.
Molto interessante il tutto, condivido pienamente il fattore “educativo” e “culturale” che determina molto e addirittura limita le note “utilizzabili”.
Da assoluto autodidatta e dallo zero assoluto di studio relativo alla teoria musicale ma dotato di un “orecchio” molto elevato ho imparato ad ascoltare ogni genere e a suonare di tutto con grande soddisfazione mia e di chi mi ascolta, miscelando sempre, specie in improvvisazione, tecniche e note che mi vengono suggerite dal mio io e non ragionate in termini accademici, sulla base delle armonizzazioni che sento sulla traccia su cui suono o su quanto fanno gli amici con cui suono al momento. Ovviamente cosi’ la “stecca” e’ sempre in agguato, ma posso dire che dalle piu’ sonore steccate ho tratto i piu’ bei fraseggi che eseguo, frutto dell’assorbimento di cio’ che ascolto.
Grazie a tutti per gli interventi, e’ un piacere leggervi. Mike
Grazie a te per aver condiviso la tua esperienza con noi!
Ciao
splendida Barbara!!!
Lo farò senz’altro, ma in modo attivo (cioè anche criticando!).
Beh, è la parte che mi piace di più!
Se la critica è costruttiva, mi SERVE perché, come dico sempre, mi aiuta ad aiutarti meglio!
Allora ti aspetto, resta “sintonizzato”!
Ciao
Va bene rinnovare l’attenzione su questi argomenti ormai datati; però, se posso suggerire, ci sono argomenti più attuali su cui fare delle ricerche e delle valide sintesi per musicisti non professionali, ad es. un argomento interessante potrebbe essere: armonia moderna, scale blues, suoni consonanti e dissonanti, ecc.; tenete presente che l’argomento “scale e armonia blues” può essere considerata l’unica rilevante novità (nel campo dell’armonia) dai tempi di Bach!
Ciao Massimo, grazie del tuo commento e del tuo suggerimento.
In realtà, quello che chiedi sarà oggetto di un futuro corso che comincero’ a preparare da settembre, perché molto richiesto e molto sentito, come dici tu, come argomento!
Se conti…nuerai a seguirmi, appena apriro’ le iscrizioni potrai partecipare!
Si!!
Abbiamo trovato uno spazio per chiacchierare degli affari nostri.
Sai io non insisto mai a parlare di Musica su questo portale perchè ha una piattaforma molto generica.
Insomma non mi va di fare quello che parla solo del suo lavoro.
Ad ogni modo io dico che esiste una soggettività nel interpretare quello che più ci piace.
Quindi quello che per me può essere affascinante per te può essere di secondo piano.
E’ normale.
Anzi,meno male che è così.
La bellezza sta nella differenza (diceva un vecchio pianista che ho conosciuto molti anni fa)
Qualcosa del genere lo ha detto anche Arnold Schonberg nell’introduzione del suo Manuale di Armonia.
Sei in buona compagnia.
Ah ah ah.
La materia è vasta ma troppo seducente per restare ancorati ai propi schemi.
Io mi sento un esploratore nel mondo dei suoni.
Che bella pero’ ‘sta chiacchierata!
E le scale pentatoniche?
E quelle diminuite?
Le scale egiziane?
Quelle blues?
La scala spagnola?
Quella ungherese?
E pensare che c’è gente che considera musica Gigi D’Alessio!
Sì, siamo noi che abbiamo ristretto la visuale.
La musica classic…a – pur nella sua bellezza – è un esempio lampante di riduzione delle possibilità: solo tonalità maggiori e minori.
Nel jazz c’è molta più varietà. Sta a noi non porsi limiti e ascoltare di tutto. 🙂
Si è un pò così.
Però se ci fermiamo a pensare,in realtà siamo noi che abbiamo corrotto il nostro orecchio ad un sistema che ha condizionato le possibilità sonore.
E come per un pittore costretto a dipingere con solo determinati colori.
s davide lo sapevo.cmq grazie 🙂
@Davide: questi discorsi sono l’ennesima dimostrazione di quanto siano determinanti i condizionamenti culturali.
Anche il gusto si educa.
Noi siamo da secoli abituati al sistema classico occidentale e, appunto, ciò che è al di fuori ci suona “stonato” o poco familiare.
Ecco spiegato il successo della cosiddetta musica commerciale.
La Scala Esatonale è legata al Compositore francese in modo imprescindibile.
La suddetta scala è detta anche Scala di Debbussy.
La puoi ascoltare,se ami la Musica Soul, nel’intro di You are the sunshine of my life di Stevie Wonder.
La suona lui al piano elettrico.
Questo è il bello della Musica.
è bella anke la musica “cinese” e affini con la scala esatonale.ha sonorità belle 🙂
mi ricordo certi pezzi anke d debussy ke la usano creano suggestioni affascinanti
Comunque stupendo il violino… ah, avessi tempo da dedicare alla musica… 🙁
Se devo dirti la verità io amo molto le Musiche che si articolano al di fuori del sistema occidentale.
A volte mi diverto a “quantizzare” Scale come quelle del sistema indiano e usarle in improvvisazioni Modal Jazz.
In quei frangenti sono esportabili.
Si articolano frasi estemporanee su di un riferimento armonico poco o per niente articolato.
Il violino si presterebbe per certe cose.
Ma forse a te non piacciono.
Magari dici: Ci ho messo tanto per intonare le note e adesso le devo straziare.
Ah ah ah.
Davide, ho detto che la musica indiana mi era sembrata “noiosa” proprio perché il mio orecchio (che, anche se non è assoluto, comunque è ben “educato”) non è abituato a sentire le differenze tra un “comma” e l’altro!
Pero’, dopo 15 giorni che ero li’, alla fine ci avevo un po’ fatto l’abituadine!
Con questo non voglio dire che è musica brutta, ma solo che bisogna esserci “educati”!
Lo immaginavo.
Anche sulla chitarra esiste una tecnica simile, soprattutto nella chitarra elettrica (superarmonici).
In pratica posizioni le dita in determinati punti (armonici per la chitarra classica) senza schiacciare i polpastrelli sui tasti.
La corda quindi non tocca sulle barrette.
Non è difficile e con un po’ di pratica si fa tranquillamente.
Immagino però che nel violino la cosa sia 10 volte più complicata.
Mi ricordo di aver accennato qualcosa sul Sistema Temperato Equabile in un commento a proposito dei suoni detti alterati.
Ho letto le definizioni del tuo link.
Devo dire che a livello divulgativo sono molto utili.
Nel senso che un concetto così complesso da un punto di vista concettuale,è trattato in modo sintetico ed estremamente chiaro.
Volevo esprimere questa cosa con un commento oltre che con: mi piace.
Un saluto.
grazie per il tuo commento, mi fa piacere che le informazioni siano di tuo gradimento!
Molto interessante l’altro articolo, quello sui comma.
Ignoravo l’esistenza dei comma, però mi ero sempre chiesto come potessero azzeccare perfettamente le note i violinisti (non essendoci nel violino barrette come la chitarra o tasti fissi… come nel pianoforte).
L’idea che mi ero fatto era che i violinisti fossero dotati di un notevole orecchio.
Ora scopro l’esistenza dei comma e tu hai risposto al mio dubbio.
Però ora si pone un altro quesito: le frequenze possibili tra un Do e un Re sono teoricamente infinite, perciò, in base a quali criteri vennero stabiliti i comma?
Perché 9 e non 3 o 18?
Anche questa è stata una convenzione?
Ora mi vado a documentare 😉
ti assicuro che suonare bene il violino è un “problema”, almeno per me lo era inizialmente.
Poi piano piano diventa “normale” e sai dove mettere il dito perfettamente, ma bisogna fare tanta pratica (sperando che i familiari o i …vicini te la …lasciano fare eheheheheh)
Perché 9 comma e non 3 o 18?
Si’, anche questo per convenzione!
Se vai in India, usano un altro sistema musicale e posso assicurarti che la musica indiana è molto “lagnosa” perché noi non siamo abituati a sentire la differenza tra i “micro-intervalli” che loro usano!