oggi voglio proporti una mia riflessione.
I tempi moderni vedono i giovani andare incontro ad una derattizzazione musicale.
Il gusto per il bello ed il poetico (e qui si potrebbe parlare anche di “non è bello ciò che bello ma è bello ciò che piace”, ma questa è un’altra storia) lascia spazio al consumismo e all’usa e getta in ogni campo.
La tavolata in famiglia, a base di pasta fatta in casa e sughi prelibati, lascia il posto ad hamburgher e hot dog dal sapore intenso ma che svanisce subito e, soprattutto, che lascia l’amaro in bocca e un tantino di acido nello stomaco.
Parafrasando l’evento culinario in musica, non esiste più un accostarsi alla musica in senso genuino, con quella curiosità che l’ascoltatore di una volta, magari oggi musicista, usava nello spulciarsi i dischi del babbo o comprati con lavoretti giornalieri.
I vari hot dog ed hamburgher servitici su un piatto d’argento ci tempestano occhi ed orecchie, ci saziano e ci fanno fare il ruttino.
Ma, ahimè , lasciano l’amaro in bocca a chi, come la piccola resistenza di giovani CREDENTI, ha ancora questa passione di godimento per le orecchie e, perché no, nelle dita o in qualsiasi altra parte del corpo usata per suonare uno strumento.
Non è un argomento prettamente riguardante la sensibilità o l’inculcare determinati gusti ai figli, da parte di quello che è l’organo didattico più longevo del mondo: la Famiglia.
Per intenderci, si vedono ragazzini con magliette degli Iron Maiden e borchie addosso in piccoli paesini in cui vige arretratezza sociale e in cui, facilmente, si viene etichettati come adoratori del diavolo.
Questo perché nel lettore MP3 (tipico strumento arcaico usato dagli adepti del maligno per diffondere il verbo) vi sono canzoni dai titoli tanto cacofonici quanto sconosciuti come Born To be wild o Simpathy for the devil (e qui c’è una zappata sui piedi pazzesca) e non Una lacrima sul viso oppure Finché la barca va, che risultano essere dei titoli molto più rassicuranti alle orecchie del/della povero/a nonno/a di Supino.
Al contrario invece, in grandi città della nostra nazione, c’è sempre più un discostarsi della massa verso ciò che è cultura intesa come “omaggio a tutto ciò che è arte” ed un accostamento sempre più frequente alla cultura POP moderna.
Una volta qualcuno disse che bastava pensare per essere, oggi bisogna apparire.
Tutto questo per tornare al discorso che non esiste più un soffermarsi ad ammirare (o nel nostro caso ad ascoltare) ciò che di più bello ci è stato donato e che ci è stato concesso fare: MUSICA.
La sensibilità di un essere umano non è legata al solo fatto di farsi venire oppure no la pelle d’oca ascoltando un solo di David Gilmour, ma anche al recupero dei veri valori cioè, che so, soffermarsi a vedere quanto è bello un tramonto da una certa angolazione del proprio paese/città, oppure dare un morso ad una mela appena colta ed assaporarne a pieno la fragranza.
Non esiste più sedersi sul divano e ascoltare tutto d’un fiato Nursery Crime dei Genesis, non esiste più usare il proprio lettore DVD per visionare concerti di quella gente che oggi, seppur poca, ha ancora cose da dire.
Nell’armonia musicale esiste sempre una legge che regola l’uso delle note tra di loro ed i loro rapporti, ma questa legge non si osserva con rigore, perché poi subentra il gusto personale e, parliamoci chiaro, se quella 9° suona bene anche se bemolle, potrà mai davvero qualcuno, rimproverarci qualcosa?
Quindi il graduale allontanarsi dei giovani dalla musica e dalla bellezza e l’appagamento (quasi sessuale) che provoca suonare uno strumento, seppur chiusi nella proprio camera, sarà mica dato dalla troppa libertà, che a sua volta ha causato un allontanarsi dai valori sociali/culturali/artistici?
In una lezione di armonia, un mio insegnante a cui io tengo e che stimo particolarmente, dopo una mia bizzarra (e questo lo capisco solo ora) affermazione disse, citando il Signor G. che la Libertà non è uno spazio libero.
Questo per farmi capire che per superare un limite è implicata l’esistenza del limite stesso.
Quel limite dato da delle regole armoniche in questo caso.
Forse bisognerebbe fare delle leggi razziali musicali, con ghetti e quant’altro ed instaurare un regime totalitario musicale, per riportare i nostri amati valori alle vecchie glorie.
Oppure rimarremo sempre briganti, segregati ed esiliati nelle nostre lande desolate, destinati a vivere fuorilegge solo per quello in cui crediamo?
Ma qui si rischia di cadere un po’ troppo nel Folk e nel Popolare e non vorrei rischiare di fare la fine di chi, con la scusa del recupero delle tradizioni, sfrutta una storia impregnata di fascino e magia per scopi di lucro.
Ma questa è un’altra storia …
(articolo scritto da Luca Marini)
Franz.
Per derattizzazione intendo un eslcusione, quasi razziale, delle persone che la musica non la rispettano (in vari modi).
L’orecchio assoluto è una metafora per dire che l’orecchio dell’ascoltatore è assoluto anche se non è di un musicista, perché il morale della favola è che i dischi li comprano anche i muratori e i pastori.
Per quanto riguarda l’articolo: no non credo servisse il mio articolo per scoprire che si è ricoperti di monnezza.
Se così vogliamo chiamarla, , anche perché se piace a tanti poi così spazzatura non è.
Voleva solo essere un mio pensiero esposto al pubblico che poteva essere fonte di sano dibattito, se pensavi fosse inutile potevi anche smettere di leggerlo 🙂 .
Buona musica e buona vita!
Anche a me piace il linguaggio metaforico, nel senso di applicare termini a contesti diversi da quelli per cui sono stati coniati e in cui sono usati letteralmente.
Ma non ho davvero capito:
1) cosa significhi “derattizzazione musicale” : perchè derattizzazione?
2) e cosa c’entra l’orecchio assoluto? Forse anche in questo caso l’hai usato nel doppio senso?
3) pensi che ci fosse bisogno del tuo articolo per capire che siamo sommersi, come dice Battiato, da immondizie musicali?
Il discorso è proprio la sensibilizzazione della musica, non la promozione o la “arianizzazione” di un genere a discapito di un altro.
Ascoltare, fare o discutere di musica oggi è davvero il frutto di un percorso di “istruzione” o è una conseguenza sempre crescente di mode date da media e televisioni?
Con che futuro i 15enni di oggi possono pensare di intraprendere una carriera musicale e quant’altro?
Nient’altro!
Le metafore poi servono a rendere più poetico un concetto che potrebbe essere espresso anche in dialetto 🙂
Keep on rockin!
Probabilmente dirò boiate ma dico comunque la mia.
Non ho capito bene cosa cerchi di comunicare con questo testo ma lo ho comunque interpretato alla mia maniera come una poesia (in effetti ho trovato più metafore qua che sul mio libro di scuola).
Non mi sono mai piaciuti gli “hamburger”, forse devo ringraziare il mio fratellone che ascoltava musiche più “sane”, rock alternativo, e ha sempre ignorato house/pop e quant’altro.
Fino a 3 ore fa ero vestito tutto di nero con un paio di anfibi e avevo musica metal nelle orecchie ma non mi piace definirmi “metallaro” per vari motivi.
Innanzitutto non mi metto ad adorare il demonio perchè me lo dicono i Dimmu Borgir, ma ne apprezzo le melodie di piano sopra i toni black metal, non insulto i discotecari come gli altri “metallari” ma resto consapevole di avere gusti diversi e li rispetto, infine non sono cresciuto con Iron Maiden e Metallica, ma ho ascoltato tanti sottogeneri rock e metal che mi viene difficile elencarli tutti.
Solo da poco sono consapevole di cosa “mangiano” le mie orecchie, non saranno le canzoni più “genuine” del mondo ma so che sono cresciute nel mio “orto”, che io le ho cercate, ascoltate e me le sono “gustate” senza seguire alcuna moda, metallara e non.
Io non instituirei un regime “autoritario/totalitario” ma renderei pubblica l’istruzione nel regime, in modo che ognuno possa mangiare hamburger ma abbia comunque assaggiato le mele appena colte.
Di certo TV e radio non ci aiutano 🙁
Scusatemi se mi sono dilungato 😀