oggi voglio proporti una domanda di Umberto che chiede:
“Buongiorno: sono un mezzo liutaio e mi sono costruito anche delle chitarre acustiche: la mia domanda riguarda la durezza (e quindi suonabilità) delle corde, in quanto ho notato che, anche regolando in ugual modo action, manico, altezza delle corde al capotasto e al XII tastino con misure standard, alcune chitarre sono più suonabili di altre, cioè con corde più morbide, a parità di muta e quindi di scalatura…
Mi potete spiegare perché e quali possibili accorgimenti adottare (a parte scegliere scalature più leggere… ovviamente !!!).
Grazie“.
Non essendo un’esperta in questo settore, ho girato la domanda a tre amici di suonolachitarra, Michele Saitta, Luca Milani (liutaio) ed Enrico Del Grande.
Ecco le loro risposte.
Michele:
“Credo che la domanda fatta dal nostro Umberto che si autodefinisce “mezzo liutaio” debba essere posta a un “Liutaio completo”.
A parte l’ironia, posso solo dirti come mi comporto io.
Ho molte chitarre ma uso sempre lo stesso tipo di corda e scalatura.
In effetti alcune di esse mostrano una maggiore o minore durezza che ritengo dipenda dal tipo di ponte.
Un ponte fisso mantiene la corda rigida mentre un ponte vibrante (floyd Rose o altro) aiuta in funzione di quanto siano irrigidite le eventuali molle di regolazione.
Le regolazioni di cui parla Umberto sono certamente degli standard, ma ogni strumento ha la propria peculiarità e magari un tipo di settaggio che, alterando gli standard, rende unico quello strumento.
Posso dire a Umberto che se proprio non gli piace uno strumento può sempre mandarmelo per la rottamazione !!!
(Se fosse proprio da buttare ci penso io, ho vicina una discarica).
Spero di essere stato utile“.
Luca:
“La rigidità della struttura determina la percezione di “durezza” o “morbidezza” delle corde: se pizzicando la corda metti in tensione parti della chitarra non sufficientemente rigide le tue dita percepiranno il movimento come più faticoso.
A parità di altezza corde, di scalatura e di setup una chitarra risulterà più faticosa da suonare se:
- l’attacco manico/corpo non è strutturalmente stabile. Un incastro a coda di rondine ha meno resistenza alla flessione rispetto a un pezzo unico
- la tavola armonica non è sufficientemente rigida. Le tavole in compensato hanno setup più faticoso in quanto hanno meno resistenza longitudinale del massello. Le incatenature longitudinali suonano più morbide di quelle trasversali
- il ponticello non è rigido. Strutture troppo sottili o esigue risentono della trazione esercitata sulla corda e le nostre dita percepiscono la fatica del movimento
- le controfasce rigide riducono il movimento laterale della tavola armonica e restituiscono sustain e volume alla corda. Le controfasce a blocchetti assorbono la vibrazione e rendono la struttura più sensibile al movimento di trazione della corda
- tasti ben inseriti e senza spazi vuoti sotto il gambo irrigidiscono la tastiera, restituiscono energia alla corda e suonare diventa meno faticoso.
Ma adesso ti pongo io una domanda: secondo te cosa succede se oltre a irrigidire le strutture portanti dello strumento le metti in controtensione?
Se, per esempio, anziché avere una tavola armonica inerte ne costruisci una che si oppone naturalmente al movimento di trazione esercitato dalle corde?
O un manico che tende a spingere in direzione contraria a quella esercitata dalla corda?
Un caro saluto“.
Enrico:
“Riguardo alla domanda di Umberto, che non è per nulla banale, mi pare di aver capito che lui monta su diverse chitarre, tarate allo stesso modo (una taratura standard) lo stesso tipo di corde, scalatura e brand.
La questione mi pare quindi riconducibile agli strumenti e non alle corde.
Io credo, per la mia esperienza, che ogni strumento, specialmente acustico, abbia la sua suonabilità dovuta alla costruzione dello strumento stesso, dalla stagionatura e tipo di legno usato e da innumerevoli fattori, tipo il manico o meglio forma dello stesso, il tipo di tasti, la curvatura del manico stesso, ecc…
L’argomento è veramente complesso e penso che, solo un esperto liutaio possa dire l’ultima parola.
A ognuno il suo mestiere.
Tante buone note“.
Grazie Michele, grazie Luca e grazie Enrico.