Ciao,
continuiamo il nostro percorso sull’armonizzazione di una scala, tenendo presente che la fondamentale di un accordo perfetto può essere una nota qualsiasi.
Se prendiamo tutte le note di una determinata scala e costruiamo su ognuna di esse un accordo perfetto senza far intervenire note estranee, otteniamo tutti gli accordi perfetti possibili appartenenti a quella tonalità.
E questi accordi possiamo usarli tranquillamente per scrivere un brano o una canzone facendoli susseguire gli uni altri altri: tuttavia la loro sequenza non è legata al caso, in quanto alcuni accordi suonano meglio quando sono preceduti o seguiti da altri.
Prendiamo come esempio la scala di DO maggiore e consideriamo ogni singola nota come fondamentale dell’accordo, sovrapponendo ad essa la terza e la quinta che gli corrispondono, come puoi vedere nell’immagine che ho messo all’inizio di questo articolo.
Puoi vedere che i primi sei accordi sono maggiori o minori.
Solo l’ultimo, sul settimo grado, non è un accordo perfetto, ma è una triade diminuita (nella scala maggiore non appare la triade aumentata).
Infatti qui la quinta non è giusta ma diminuita (due toni e due semitoni o, se preferisci, tre toni: il fatto di scrivere 2 semitoni è dovuto al semitono tra il SI e il DO e a quello tra il MI e il FA).
Se ora scriviamo un numero romano sopra ogni nota, avremo che quel numero indica il grado della scala, cioè la nota che sta alla base di ogni accordo.
Nel modo maggiore abbiamo quindi il seguente schema:
- I = accordo perfetto maggiore (accordo di tonica)
- II = accordo perfetto minore
- III = accordo perfetto minore
- IV = accordo perfetto maggiore
- V = accordo perfetto maggiore (accordo di dominante)
- VI = accordo perfetto minore.
Nota che ho scritto accordo di tonica e accordo di dominante i due accordi costruiti sul I e sul V grado della scala: questa è la prassi che si usa di solito.
Chiameremo allora gli accordi costruiti sugli altri gradi con i nomi di accordo del secondo, del terzo, del quarto e del sesto grado (costruiti rispettivamente sul II, III, IV e VI).
La scala di DO maggiore che abbiamo armonizzato qui sopra, può essere tranquillamente trasportata su ognuna delle dodici note della scala cromatica: la struttura (cioè la successione degli intervalli tra i gradi della scala, quindi il tipo di accordi -maggiore, minore o diminuito- che posso generare su ogni nota) sarà sempre la stessa in quanto la trasposizione di un elemento musicale non modifica gli intervalli che lo compongono.
Quindi mi basterà trasportare questo schema per accompagnare una melodia o un assolo durante un’improvvisazione, usando solo la scala maggiore che mi interessa.
“Ah beh, allora sarà molto noioso”
scommetto che starai pensando!
Ebbene … no!
Non pensare che questo sia riduttivo: infatti bastano gli accordi di una sola scala per creare un’infinità di brani (tantissime canzoni famose usano tre o quattro accordi fra quelli che abbiamo visto, con melodie completamente diverse ma costituite dalle sole note della scala maggiore corrispondente!).