Ciao,
questa volta voglio trattare un altro argomento, che mi viene richiesto sempre più spesso, riguardante i diesis e i bemolli.
Prima di cominciare, però, vorrei premettere che qui parlerò SOLO del nostro sistema musicale occidentale (chiamato sistema temperato) così come noi oggi lo usiamo: questo è importante da precisare perché in altre culture ci sono altri sistemi di notazione musicali che sono completamente diversi dal nostro.
Perdonami, ma parto un po’ da … lontano, esattamente dalle sette note.
Tutti, musicisti e non, sappiamo che le note sono sette: DO, RE, MI, FA, SOL, LA e SI e fin qui tutto bene.
Poi, approfondendo un po’ di più il discorso, si comincia a sentir parlare di diesis e bemolle e ci viene detto che il diesis alza la nota di un semitono e il bemolle la abbassa.
Forse tutto bene anche fin qui, ma non ne sono proprio sicura: tutti hanno chiaro questo concetto?
Ma continuiamo nel nostro approfondimento:
- perché ho bisogno di questi segni, che si chiamano alterazioni?
- a che mi servono?
- come faccio a sapere se devo usare il diesis o il bemolle?
- e perché sembrano essere così importanti?
Bene, cercherò ora di dare alcune spiegazioni.
Teniamo presente la tastiera della chitarra: essa è suddivisa da tante barrettine verticali (i fret) che la dividono in tante parti sempre più piccole mano a mano che si va verso la cassa armonica.
Lo spazio racchiuso tra ogni fret, cioè ogni tasto, è un SEMITONO, cioè la distanza più piccola che c’è fra due suoni: questo si chiama intervallo.
Due semitoni vicini fanno un TONO.
Torniamo alla nostra scala principale: DO, RE, MI, FA, SOL, LA e SI.
Possiamo dire, ora, che fra il MI e il FA e tra il SI e il DO successivo (dato che la successione, dopo il SI, ricomincia da capo) trovo un semitono, mentre tra tutte le altre note trovo un tono.
Questo significa che tra il MI e il FA e tra il SI e il DO sposterò il mio dito sulla chitarra di un solo tasto, mentre per suonare tutte le altre note dovrò spostarmi di due tasti, uno per ogni semitono.
Ti faccio un esempio pratico.
Sulla prima corda, che è MI, troverò FA al I tasto, così come troverò il DO sul I tasto della seconda corda che, guarda caso, è un SI.
Invece in tutte le altre corde, per avere una nota senza diesis o bemolli (cioè per avere una nota delle famose sette note iniziali), dovrò spostarmi di due tasti, cioè di un tono.
A questo punto, posso dire che le note intermedie che stanno fra le note che formano il tono (che, ripeto, sono anch’esse semitoni) faranno uso del DIESIS e del BEMOLLE.
Questo semplicemente per distinguerle dalla nota principale: se io parlo di DO DIESIS, so che è una nota diversa dal DO e basta e si trova un semitono più in alto del DO, cioè sulla mia chitarra mi sposterò nel tasto che è immediatamente alla destra!
Posso fare questo ragionamento per tutte le altre note (quindi per il RE, per il FA, per il SOL e per il LA) e posso fare il ragionamento inverso: se mi sposto nel tasto che invece trovo immediatamente alla sinistra della nota principale, avrò la stessa nota, ma questa volta BEMOLLE!
Il bemolle, pertanto, abbassa la nota di un semitono, ciò riduce la distanza tra le due note che formano il tono: troverò così RE BEMOLLE, MI BEMOLLE, SOL BEMOLLE, LA BEMOLLE e SI BEMOLLE.
Per riepilogare il tutto vediamo ora una scala completa di tutti e dodici i suoni, la scala cromatica: sarà una scala doppia che cambia e l’andata è diversa dal ritorno:
In pratica: salendo troverò i diesis perché abbiamo detto che alzano la nota di un semitono, mente scendendo troverò i bemolli, che la abbassano di un semitono.
Come vedi da questo esempio tra il MI e il FA e tra il SI e il DO non c’è nessuna nota intermedia con un’alterazione, proprio perché, come dicevo prima, tra queste note c’è un semitono.
Ora però magari ti viene un’altra domanda: ma tra DO e RE … c’è il DO DIESIS o il RE BEMOLLE?
La risposta è: TUTTE E DUE!
DO diesis corrisponde a RE bemolle, queste due note sono chiamate omofone, cioè hanno lo stesso suono, per cui posso nominare quella nota indifferentemente in tutte e due i modi: sulla chitarra, infatti, per suonare Do diesis o Re bemolle metterai il tuo dito sinistro sempre sullo stesso tasto: quello tra DO e RE!
Ovviamente questo è il modo standard in cui le note con i diesis e i bemolli vengono scritte, ma nulla ci impedisce di invertire i suoni: posso benissimo mettere i bemolli nella scala ascendente e i diesis in quella discendente, proprio perché i suoni sono uguali.
Diciamo che nel modo come è scritto qui sopra, la lettura risulta più chiara e per praticità la scala cromatica è scritta così.
Un ulteriore esempio pratico che si può fare è quello di guardare una tastiera di pianoforte: ecco, i tasti bianchi sono le sette note principali, mentre i tasti neri sono le note alterate.
Come puoi vedere dall’immagine, anche qui si vede che tra il MI e il FA e tra il SI e il DO non c’è nessun tasto nero in mezzo!
Hai ancora una domanda, lo so!
Vai!
“Ma io ho sentito parlare di FA bemolle o DO bemolle, come pure ho sentito nominare il MI diesis e il SI diesis: allora queste note non esistono“?
Certo che esistono, solo che spesso vengono chiamate con il loro nome principale:
- il FA bemolle non è altro che il MI
- il DO bemolle è uguale al SI
- il MI diesis è uguale al FA
- il SI diesis è uguale al DO.
Se qualcosa non è chiaro o se hai qualcosa da aggiungere, lo spazio qui sotto è tutto a tua disposizione!
Se vuoi approfondire questo argomento, ti consiglio di cliccare sull’immagine qui sotto e di leggere la nuova pagina.
da sempre brava ed estremamente preparata
Ciao,
ma se devo inserire un’alterazione temporanea, come faccio a sapere se devo mettere un diesis o un bemolle e scegliere uno piuttosto che l’altro?
Grazie.
Ciao,
in musica non c’è mai una regola precisa.
Di solito se scendi usi i bemolli e se sali usi i diesis per una questione “pratica” (quindi per evitare, ad esempio, una successione di DO – REb – RE naturale, in cui sei costretto e mettere il bequadro davanti al RE, cosa che non succede se scrivi DO – DO# – RE).
Ma, ripeto, non è una “legge”.
Ciao
Gentile Barbara, io suono la tromba in chiave di violino, posso suonare anche il basso tuba con la stessa chiave?
Grazie
Buongiorno,
no, non è possibile perché il basso tuba ha note molto gravi che, in chiave di violino, necessiterebbero molti tagli addizionali, il che rendere praticamente illeggibile il tutto.
Buona giornata
articolo interessante ed esaustivo,
grazie mille
Quindi, da quanto tu affermi, se un violinista trovasse nello spartito “do-reb”, suonerà lo stesso suono che se trovasse scritto “do-do#”?
Perché altrimenti, in strumenti che non siano un violino, un pianoforte o una chitarra ad esempio, il sono non sarebbe lo stesso ma cambierebbe se scrivessimo “do-reb” o “do-do#”?
Ciao,
in strumenti come pianoforte e chitarra, dove il suono è già … “fatto”, diciamo cosi’, suonare “do-do#” o “do-reb” non cambia niente: il suono resta sempre uguale.
Invece nel violino il do# e il reb preceduti o seguiti dal do, cambia, di poco, ma cambia: il suono non resta sempre lo stesso.
Spero di averti chiarito.
Ciao
Buongiorno, quindi se voglio suonare il tasto della nota re diesis sara’ lo stesso tasto della mota mi bemolle. Grazie.
Si, Marco, è cosi’
scusa, se nella tastiera troviamo un tasto nero con accanto un tasto bianco è un tono??
Grazie
no, tra il tasto bianco a quello nero subito prima o subito dopo c’è un semitono.
Ciao
sempre splendida!!
Ciao avevo una domando sul diesis/bemolle, non riesco a capire bene su uno strumento come la chitarra in cui le note progrediscono in maniera discreta, o il piano, come le due note possano suonare differentemente.
Cioè tu dici (beh non lo dici tu) che le note hanno un suono differente oppure che se inserite in diverse armonie hanno “esiti” differenti?
P.S. Complimenti e grazie per il lavoro che fai!
Ciao Leonardo,
la diferenza puoi sentirla non sulla chitarra o sul pianoforte, ma, ad esempio, sul violino o su un trombone, strumenti cioe’ che non hanno i “tasti fissi” come, appunto, la chitarra e il pianoforte.
Ciao
Ciao Barbara, interessante il tuo articolo.
Il perché usiamo il diesis e il bemolle è uno dei pochi argomenti che sapevo della musica.
Volevo chiedere come mai parli di suono diverso tra DO DIESIS o il RE BEMOLLE ma poi ho trovato a fondo pagina un tuo articolo in cui lo spieghi e di conseguenza ho già avuto la mia risposta.
Quello che non ho capito invece, ma non so se posso scriverlo in questo post è questo: PERCHE’ANDANDO VERSO LA CASSA ARMONICA LO SPAZIO TRA I FRET E’ SEMPRE PIU’ PICCOLO?
Grazie per il tuo aiuto
Ciao Lucia,
in questo articolo potresti trovare la risposta alla tua domanda.
Fammi sapere 😉
Ciao
Grazie,
giodiesis.
ciao barbara una curiosità che mi ha sempre divorato: chi ha stabilito oppure qual’è il criterio nella formazione degli accordi nel senso: perché premendo determinate corde si formano tali accordi piuttosto che altri grazie
Ciao Vincenzo, bella domanda 😉
Allora, diciamo che gli accordi sono la sovrapposizione di 3 o più note.
Di solito queste note sono a distanza di 3° l’una dall’altra (in questo articolo c’è la spiegazione delle triadi, cioè degli accordi di tre suoni).
Quindi, dato un certo accordo formato da certe note, devo fare in modo che sulla chitarra io possa avere quelle determinate note su tutte le corde.
Se infatti c’è una nota “stonata”, cioè che non fa parte dell’accordo, si sentirebbe una “stonatura”, appunto, cioè un qualcosa di “non-armonico” (se invece l’effetto è voluto e cercato, allora va bene cosi’).
Non so se sono riuscita a spiegarmi ma, soprattutto, spero di aver capito bene la tua domanda.
Se cosi’ non fosse … chiedi pure 🙂
Ciao
complimenti x l’articolo ben spiegato pero’ secondo me hai tralasciato una cosa cioé che queste cose bisognerebbe impararle prima ancora di prendere in mano lo strumento, anche perché stimolano la mente ad avere più chiarezza sul manico, tastiera ecc…
Penso sia utile anche un articolo sulla costruzione delle scale con le varie alterazioni… anche perché una volta capiti ti danno più incoraggiamento per continuare….
Ciaoooo 🙂
Ciao Piero,
le scale le trovi qui:
* scala maggiore
* scala minore
* scala pentatonica
* scala modale
Fammi sapere se possono esserti utili 😉
Ciao
Mi è stato spiegato dal mio insegnante che il tono non è diviso in due semitoni, bensì in nove commi. Quindi il diesis innalza la nota di 5 commi (si pensi alla sensibile che risolve nella tonica), mentre il bemolle la abbassa di cinque commi (si pensi alla sottodominante che risolve nella modale).
Addirittura mi è stato detto che ci sono stati almeno due tentativi nella storia della musica di costruire pianoforti con diesis e bemolle.
Confermate?
Il tuo insegnante ha detto giusto, solo che per “praticità” e per “comodità” si dice che il tono è diviso in due semitoni, cosi’ come l’intervallo di ottava è diviso in 12 semitoni “tutti uguali” (come si legge in tutte le definizioni).
Per quanto riguarda il pianoforte, so che ci sono stati (e forse continuano ad esserci) dei tentativi in questo senso, ma tutti “naufragati” 😉
Ciao
Appunto, a maggior ragione.
I dubbi di Luigi sono venuti tante volte anche a me .
Ma del fatto che do # e re Bemolle non siano teoricamente la stessa nota lo so da 15-17 anni (i comma sono nove e perciò in numero dispari, quindi una differenza piccola piccola c’è se le note sono prodotte da strumenti continui (esempio gli archi, ma anche la chitarra a suo modo) ).
Con gli strumenti moderni (non conosco i fiati , ma le tastiere digitali si) do diesis è praticamente re bemolle, e allora potrebbe valere il discorso che fai tu: perchè non inventare 12 note e soltanto 12 nomi (mentre le note alterate hanno ciaascuna un doppio nome possibile)?
Perchè ormai non avrebbe piu senso ma soprattutto sarebbe alquanto scomodo: sarebbe come cambiare i segni delle operazioni matematiche, o come imporci un sistema metrico che non sia il decimale.
O come cambiare la lingua italiana d’ufficio, anzichè aspettare che si modifichi col tempo.
Te lo immagini che snervamento?
beh, queste “codificazioni”, se vogliamo chiamarle cosi’, sono in voga dal ‘500-‘600, quindi diciamo che hanno qualche … annetto 😉
Mi permetto di fare una domanda probabilmente stupida, ma è un dubbio che ho bisogno di togliermi!
In sostanza, includendo i diesis o i bemolli che siano, scopriamo che le note non sono 7 come solitamente si pensa, bensì 12.
Diesis e bemolle sono infatti note a tutti gli effetti e alla stregua dei più “popolari” do re mi fa sol la si.
Ma allora perché legarle concettualmente proprio a tali note e chiamarle “note alterate” legandone il nome a quello delle altre 7 note?
In sostanza, perché il Re ha “diritto” di chiamarsi Re mentre il Sol Diesis, per esempio, non ha un nome indipendente ma è collegato alla nota per così dire principale Sol (o La se guardiamo il Bemolle).
Alla fine, avremmo potuto avere una scala musicale formata da 12 note, ognuno con un suo nome proprio e indipendente e sempre con un semitono di distanza l’una dall’altra.
Perché invece dire che la scala ha sette note, salvo poi “ricordarsi dei diesis e dei bemolli” dandogli un status diverso dalle altre?
Perché si parla di Ottava e non di Tredicesima (in effetto in in’ottava sono contenuti tredici note no?)?
Grazie mille!
Ciao Pierluigi,
belle domande 🙂
Perché non hanno un nome specifico sinceramente non lo so, non ho mai trovato nulla che parlasse di questo.
Suppongo, ma se qualcuno sa il motivo “scientifico” (diciamo cosi’), e mi smentisce, io … ne sono contenta cosi’ imparo qualcosa di nuovo ;), che sia solo per “prassi”.
Il nome delle note 7 note derivano dall’Inno a S. Giovanni Battista Ut queant laxis (se vuoi approfondire, leggi l’articolo sulla notazione anglosassone o letterale) quindi hanno un nome ben preciso per questo motivo.
Le altre, essendo l’ottava divisa in 12 semitoni, penso si chiamino cosi’ per distinguerle dalle 7 “principali” e, nello stesso tempo, per collocarle “fisicamente” nello spazio che c’è all’interno dell’ottava.
Si parla di ottava perché, comunque, tutte le 12 note sono racchiuse tra un DO e il DO successivo, all’ottava sopra o sotto che sia.
Quindi in questo caso è lo spazio “fisico” che trovo tra una nota e la stessa ma spostata più in alto o più in basso.
Non so se sono stata chiara: se non lo fossi stata … chiedi pure 😉
Ciao
Ciao Barbara, i diesis e i bemolle che indicano la stessa nota alterata si chiamano anche note enarmoniche, oltre che omofone!
Grazie Antonio per la tua precisazione 🙂
Forse potresti spiegare l’indispensabilità del doppio diesis , visto che è facile pensare che sia superfluo, visto che aumentando una nota di due semitoni otteniamo…la successiva.
Si, Francesco, è un argomento che ho in lista.
Prima o poi ci faccio un articolo, non temere 🙂
wow… bell’ articolo!
aumentando la qualità delle informazioni aumenta anche la clientela vedo!
Bravi!!!!!!!
Molto chiari!!!!!!!
Bello!!!!!!!
Ciao Marta,
mi fa piacere che l’articolo ti sia piaciuto 🙂
Quando scrivo cerco di essere il più semplice possibile, ed evidentemente questa volta ci sono riuscita 🙂 !
Grazie a te!
Ciao
Barbara
Ho ripreso un mio “amore giovanile”: la chitarra e il suo studio.
Questo mercoledì farò la mia prima lezione teorica e venerdì quella pratica.
Un grande dubbio, che ho voluto colmare per me stesso, ancora prima di trovarmi di fronte al maestro, è stato proprio quello di cui a questo dotto articolo.
Un “evviva internet”, la migliore e più vasta enciclopedia del pianeta, e un sentito grazie a te e a tutti quelli che dedicano una parte del proprio tempo per aiutare gratuitamente gli altri !
Grazie e ciao
Ciao Jamal,
grazie per il tuo commento.
Il mio intento è proprio quello di scrivere cose che possano essere utili.
Ma queste cose sono le risposte alle domande che IO PER PRIMA mi sono posta sui vari argomenti: il capire il perché succede questo e non quest’altro, il cercare di vedere se quella cosa puo’ “funzionare” meglio di quell’altra, ecc.
Mi fa piacere che, alla fine, questo bene o male traspare negli articoli, come negli e-book che ci sono su questo sito.
Ciao
Ben fatto Barbara!… adesso ci manca quello che ti chiede le tonalità non credi?
Già, perché è vero che do# e reb sono omofone e sulla tastiera sono sullo stesso tasto, ma è altrettanto vero che nell’ambito delle tonalità il nostro orecchio percepisce che c’è la differenza!
A volte penso che il nostro sistema è limitato e il nostro orecchio (anche se ha la capacità di farlo) è sordo a certi piccoli intervalli.
A pensare che gli indiani percepiscono anche quarti di tono!!!!
Bellissimo!
Grazie Barbara
Beh, Paola, l’ho già detto: ho cominciato a capire la differenza tra DO# e REb quando, dopo essermi diplomata in composizione in conservatorio (e quindi aver studiato musica per ben 11 lunghi anni!), ed esattamente quando mi sono messa a “strimpellare” il violino!
Sconvolgente!
La mia amica Monica che mi diceva: “ma fai sentire il FA# quando risolve a SOL nella scala di SOL maggiore e fai sentire il SOLb che va a FA in questo passaggio cromatico!”
O, addirittura, quando mi diceva: “Senti la differenza tra un FA# che risolve a SOL nella scala di SOL maggiore e un FA# che invece è una nota qualsiasi nella scala di RE maggiore”.
Ancora più sconvolgente!
Per me è stato veramente sconvolgente, dopo 11 anni passati a suonare (e anche benino) le “tastiere” (pianoforte e organo, ma anche la chitarra!).
L’altra cosa sconvolgente è stata quando, nel ’97, sono stata in viaggio di nozze in India: soggiornavamo negli hotel “lusso” e ogni sera, a cena, c’erano i “suonatori”: una vera “palla” pazzesca per me!
Con i loro strumenti loro suonavano addirittura i “cent”, ed io che facevo fatica a capire la differenza tra DO# e REb!
Pero’, una volta fatto l’orecchio, quando sono tornata in Italia ho sentito la differenza, ed è una differenza abissale!
Tutto questo per dire che il nostro orecchio si abitua a quello che sente e le differenze minime si fa fatica a sentirle se non ci fai l’abitudine!
Sapessi quante volte ho dovuto fermarmi con i miei allievi per accordare la chitarra e lavorare sui “battimenti”: è difficilissimo da far capire, ma penso che una volta capito, poi … io non ne posso più fare a meno e vedo lo stesso nei miei allievi!
Grazie ancora per aver “innescato” questo commento eheheheheh 🙂
Ciao
spiegazione perfetta ciao
speriamo di avere più tempo, ti abbraccio Barbara!!
Sei grande…
grazie Pino
Una lezioni coi fiocchi!!! Chiara e molto utile! Grazie mille
Sei molto gentile, Maria, grazie!
silenzio tombale?
da parte mia, Antonio, non ho più parole per ringraziarti per la tua stima e simpatia!
non ti fermare!
Beh, più chiaro di così non si può. Brava Barbara, continua così
ci allunga la vita!
Mi piacerebbe tantissimo conoscere il sistema delle note degli altri popoli e come si sono stabilite queste misure… So che in Grecia-Turchia-Medio Oriente hanno anche i quarti di tono… E che in Cina usano solo 5 note… Meraviglioso!
E’ in programma anche questo Laura!
🙂
al contrario!!! se non ci fossero persone come te, sarebbe uno strazio!!!! ti abbraccio madame Barbara!
sei tu la promotrice, sei trainante!!!
Ti ringrazio, ma se non ci fossero persone come te e tanti altri che mi seguono … non servirebbe a nulla!
Grazie ancora!
Ciao
potere della chitarra!!! aggregazione eccezzionale!! allevia le sofferenze, porta allegria, abbandonando per un attimo e forse di più, quello che ti tormenta…. grazie Barbara!
grazie a te, Antonio!
In questo intrigante quesito hai inserito una nota da thriller nella materia musicale….
Ciao
ahahaha Pierluigi, carina questa!
nella mia permanenza al cmr di riabiitazione ho fatto un pò di lezioni ai degenti che si sono innammorati della chitarra, troppo bello! diesis e bemolle!!
ahahahahah, bellissimo Antonio!
sempre perfetta e chiarissima Barbara ciao
Anche tu, Guido, sei sempre troppo buono!
Io sto solo cercando di condividere con voi le mie conoscenze, provando a rispondere alle vostre domande!
🙂
ineccepibile nella tua chiarezza!
Antonio, sei sempre troppo buono! 🙂