Ciao,
continua, con questo articolo, l’analisi degli anni ’70.
Oggi mi occupo del Progressive Rock.
Con questo aggettivo si vuole indicare un rock influenzato da generi più colti, sia dalla musica classica, sia dal jazz, dalla musica contemporanea del 900, oppure anche medievale, celtica e tipica della migliore tradizione folk inglese.
Jethro Tull
I Jethro Tull sono a mio avviso, la band che più raccoglie la tradizione inglese del folk, di derivazione appunto celtica (come geografia) e medievale (da un punto di vista storico) dopo i primi anni, dove affiancano il solito, benedetto blues, a un rock stralunato (Aqualung, Locomotive Breath) carico di emotività, atto a narrare street life stories, che però, arricchite dal flauto di Ian Anderson, prendono un’atmosfera quasi da folletti.
Cito anche l’album Songs From The Wood, The Whistler, The Minstrel in the gallery, Hunting girl, The witches’ promise Emerson, Lake and Palmer.
Sebbene l’apporto musicale più grosso sia del tastierista Keith Emerson, compositore importantissimo per il ‘900 (autore in seguito di diverse soundtrack di effetto come Inferno, Night Hawks) il trio superstar influenzò, con la sua musica complicatissima e atmosferica, le bands che volevano seguire una via intellettuale al rock, in modo particolare, nei decenni successivi, i Dream Theater, anche se, chiaramente, più votati al suono duro, ma probabilmente influenzati dalle pirotecniche melodie emersoniane.
Vorrei segnalare, dal punto di vista di una chitarra, che asserve il sound globale, A Time and a space, Stones of years, Infinite space.
Pink Floyd
Altro gruppo leggendario (ma in questo decennio lo sono praticamente tutti 🙂 ), dove la chitarra di David Gilmour è in pratica un trade mark che caratterizza tutto il lavoro della band.
Basti pensare all’arpeggio di Shine On you crazy diamond e quindi il solo iniziale, quello centrale, quello finale ecc: sono tutte perle di bendings super precisi, come solo David sa fare, forse uno dei chitarristi più melodici in senso economico, non ridondante, mai superfluo o ego-maniaco, lontano dallo strafare tipico rock ed è psichedelia, fatta in modo unico, lo stile pink floydiano in Breathe, la chitarra è sognante, eterea, fatta di piccoli arpeggi, come in Us and Them, capolavoro del genere (ma è un genere dell’epoca? è attualissima anche adesso) dove un sax leggero e jazzato irrompe, per farcire ancor di più l’atmosfera incredibilmente completa, per non parlare poi del ritornello, dove il pathos raggiunge vertici paurosi!!
Interessante anche il lavoro di chiaroscuri su Echoes (in Meddle ) con l’intermezzo a cromatismi discendenti che danno un tocco più epico all’atmosfera generale, invece molto rilassante e sognante (psichedelica?).
(articolo scritto da Giovanni Perini)
Per allacciarmi al discorso di cui sopra vi invito ad ascoltare questi brani dell’italianissimo (genovese) e pressoché sconosciuto gruppo progressive “The Psycheground Group” attivo nei primi anni 70′.
Ecco i brani http://www.youtube.com/watch?v=mRYWPmMl5CE e http://www.youtube.com/watch?v=jBGsd72JXaQ
Hai ragione Stefano, non dimentichiamo i nostri gruppi italiani degli anni ’70: le Orme, la PFM e il Banco del Mutuo Soccorso.
Le Orme hanno composto cose egregie (io li ascolto spesso) come l’album Felona e Sorona ad esempio!
Avevano ben poco da invidiare a Emerson Lake & Palmer (anche se questi erano tecnicamente superiori).
beh non tralasciamo la musica italiana!!! es. Le Orme. PFM, New Trolls, Banco MS, Area, e altri ancora
Gli anni ’70 sono uno di quei periodi della storia, in cui l’arte si sposa perfettamente con la richiesta del pubblico.
E’ uno di quei periodi davvero proliferi dal punto di vista artistico, ma non solo musicale.
La sua durata è ovviamente breve, ma ha lasciato un segno indelebile nella nostra storia culturale, soprattutto per il fatto che le idee degli artisti erano maggiori del materiale di cui disponevano.
E in questo i Pink Floyd sono sicuramente d’esempio
Personalmente però mi sembra doveroso citare gli album con il loro primo leader Syd Barrett: Ummagamma, Atom Heart Mother e A Saucerful of Secrets; forse più impegnativi all’ascolto, ma sicuramente ancor più vicini al pensiero originario della band.