Ciao,
come promesso nel mio precedente articolo sul signor Lamborghini, oggi voglio raccontarti come quella storia mi è servita nel rapporto con la mia Stratocaster.
Se vogliamo parlare di chitarre, dovremmo come prima cosa stabilire su quale argomento dedicare la nostra attenzione, perché il campo è davvero vasto e pieno di contraddizioni e non basterebbe una vita per conoscerlo tutto.
Credo che a noi per il momento vada bene parlare un po’ di quel non so che… di quel vorrei o non vorrei… di qualcosa che in fondo tocca la nostra anima e per molte persone è incomprensibile.
Parliamo della stratocaster (perché questo è l’argomento del giorno) che secondo me è la chitarra migliore al mondo, comunque la più usata e famosa.
Qualcuno dirà che non è vero, qualcuno dirà che esistono altri strumenti migliori e come vedi non sono caduto in quella trappola del famoso detto “DIPENDE DAL GENERE CHE SUONI“.
La verità è che tutti hanno ragione e questo basta a farti capire in quale labirinto ci troviamo e quanto sarà difficile uscirne.
Lo strumento in esame non ha particolari difetti, anche se nel passato lo standard costruttivo non era dei migliori e nel corso degli anni secondo me ha cambiato troppo.
Vedi i legni diversi, palette grandi o piccole, meccaniche, ponti e così via.
Io ho chitarre di diverse epoche, dalla mitica 62 alla più recente America standard passando per una Jeff Beck degli anni 70, che tra le altre cose ha fatto innamorare il mio amico Fabio Mariani (ricorderà le lezioni che facevo con lui).
Quindi in breve, non rovinarti l’esistenza con la ricerca della chitarra d’epoca, la chitarra elettrica, a differenza delle acustiche, ha molti componenti che possono incidere sul suono ed io ho provato a fare (come tutti) i miei piccoli interventi, diventati sempre più radicali nel corso del tempo, fino a provare il pezzo unico (corpo-manico).
Ho così scoperto il lato romantico della stratocaster, una cascata di armoniche mai sentita prima pur mantenendo il caratteristico sound fenderiano.
Sia chiaro che sono al corrente dell’esistenza di strumenti in pezzo unico già pronti all’uso e in vendita in tutti i negozi del mondo, ma non è la stessa cosa credimi.
Comunque ricorda che il suono bello o brutto esce dalla tua mano.
(articolo scritto da Giuseppe Nardozzi)
Non posso che essere d’accordo con te.
Come sapientemente fai notare poi sono le mani di chi la usa la chitarra che fanno la differenza
Sei un Grande
com’e’ vero !!!!