Ciao,
eccoci qua con un’altra intervista.
Il chitarrista di oggi è Michele Lideo, giovane chitarrista fingerstyle, che forse già conosci dato che collabora ormai da un po’ di tempo con suonolachitarra, realizzando video in esclusiva per suonolachitarra.
Michele, tanto per cominciare parlaci un po’ di te.
Sono nato a Padova, dove risiedo tutt’ora, nel 1983.
La passione per la musica affonda le radici nella mia infanzia, ed in particolare la conoscenza della chitarra inizia verso i nove anni, prendendo le prime lezioni da un maestro che mi apre questo nuovo mondo.
Per qualche anno continuo lo studio sia affiancato dal maestro che da autodidatta, fino al periodo delle scuole medie, quando c’è il primo contatto con la musica classica e le lezioni del M. Z. Hodossy, grazie al quale posso ricevere un’impostazione più metodica e sicura e questa esperienza mi accompagna per circa tre anni.
Durante il periodo delle scuole superiori la passione continua e iniziano le prime esplorazioni da autodidatta di nuove dimensioni musicali, in particolare il blues.
Sono molti gli ascolti che mi hanno influenzato in quel periodo, in particolare lo stile di B.B. King ed Eric Clapton, i primi due chitarristi che ho potuto conoscere e apprezzare.
La scelta della strada professionale riguardo alla musica non era ancora chiara e delineata, per questo motivo la scelta dell’università mi porta allo studio della filosofia.
Durante questo periodo, la vera svolta avviene con la scoperta del mondo della chitarra acustica, in particolar modo della chitarra fingerstyle; questo incontro avviene in maniera folgorante grazie all’ascolto di Tommy Emmanuel che svela un approccio totalmente diverso alla chitarra acustica, con un modo di suonare mai immaginato prima nella mia esperienza.
Di qui la decisione di buttarmi a capofitto nello studio di queste tecniche per chitarra acustica, prima da solo e poi grazie all’aiuto e alla musica del M. Luca Francioso, con il quale comincio un percorso nuovo ed entusiasmante.
I primi riferimenti che ho avuto nello studio della chitarra fingerstyle sono stati sicuramente i grandi maestri come Franco Morone, Pierre Bensusan, e le composizioni blues-ragtime di S. Grossman e J. Renbourn.
Dal 2007 sono allievo di Luca, e tutt’ora continuo a frequentare le sue lezioni.
Dal 2008 sono iscritto all’accademia musicale Lizard di Padova, fondata dal chitarrista fingerstyle M. Giovanni Unterberger.
Con l’accademia Lizard ho la possibilità di approfondire lo studio dell’armonia moderna, della composizione e dell’improvvisazione, in particolare quella blues.
Nel 2009 ho conseguito la licenza di secondo livello presso l’accademia e ho frequentato presso la sede Lizard di Fiesole il corso di “Professione compositore”, tenuto dallo stesso M. Unterberger.
Sto tutt’ora frequentando il terzo anno dell’accademia in vista del conseguimento del diploma finale in chitarra acustica fingerstyle, sotto la guida del M. Stefano Bacco.
Attualmente allo studio affianco la composizione di brani personali per chitarra fingerstyle.
Svolgo da diversi anni attività didattica rivolta a varie fasce d’età e livello.
Qual è il genere musicale che ti piace di più suonare?
Mi sono sempre abituato ad ascoltare linguaggi diversi nella musica, dal blues al jazz, ma anche la musica più melodica, e anche nelle mie composizioni cerco di tradurre gli stimoli che ho ricevuto dall’ascolto e dalla visione di altri chitarristi, ma non solo.
Forse il genere che al momento più mi entusiasma è quello del jazz, delle innumerevoli possibilità armoniche che offre, sfruttando, secondo la mia opinione, le capacità della musica moderna fino al suo limite estremo.
Amo moltissimo suonare anche la musica popolare, in particolare quella irlandese, che ben si adatta alle sonorità della chitarra acustica e permette una serie di sperimentazioni sullo strumento, come l’uso di accordature alternative.
Fingerstyle: come funziona?
Dalla parola Fingerstyle, ovvero letteralmente lo stile del dito, si capisce immediatamente come sia una tecnica che ha nell’uso delle dita della mano destra il suo punto fondamentale; bisogna infatti tenere presente che quando si parla di fingerstyle non stiamo facendo riferimento a un genere musicale (o meglio non del tutto), ma primariamente ad una tecnica, un approccio pratico nel suonare la chitarra, che però consente di essere applicato a moltissimi generi musicali.
La peculiarità di questa tecnica che ha i suoi pionieri nei chitarristi americani, è quella di assegnare alla sola mano destra il lavoro che il pianista fa con entrambe le mani.
I pianisti infatti suonano con la mano destra la melodia e con quella sinistra le linee di basso; nell’idea della chitarra fingerstyle questo lavoro è svolto da una parte dal pollice, che gestisce il basso, e dall’altra dalle altre dita che si occupano della melodia.
In questo senso la chitarra fingerstyle ha una concezione polifonica dello strumento.
Si capisce bene come una delle prime difficoltà tecniche di questo stile consista proprio nel riuscire a raggiungere un’adeguata indipendenza delle dita della mano destra che deve quasi sdoppiarsi.
Come ti sei interessato a questo stile?
La chitarra è stata una mia passione sin da piccolo e l’ho coltivata seguendo percorsi diversi.
Potrei dire che la conoscenza del fingerstyle è stata quasi una rivelazione; suonando da sempre la chitarra acustica, a un certo punto ho conosciuto queste tecniche davvero spettacolari che consentivano di creare degli effetti e sonorità che non avevo mai pensato si potessero raggiungere.
In particolare la conoscenza del chitarrista Tommy Emmanuel mi impressionò davvero tanto quando anni fa andai a un suo concerto.
Poi ho conosciuto anche la musica di Luca Francioso, con il quale da qualche anno ho il piacere di poter studiare.
Da queste prime conoscenze ho continuato ad approfondire il genere, e ancora adesso continuo a fare sempre nuove scoperte.
Perché hai iniziato a suonarlo?
Il motivo è molto semplice: perché era una musica che mi emozionava e con la quale sentivo di poter comunicare qualcosa di me stesso.
Penso che lo studio e il sacrificio non avrebbero senso se non al servizio di un’emozione; questo non significa voler essere per forza romantici, ma la musica è un linguaggio, e in quanto tale comunica.
Che differenze ci sono, se ci sono, con il tapping?
Il tapping è una delle possibilità tecniche che il fingerstyle offre; solitamente quando si parla di tapping si è abituati a collegarlo immediatamente con il mondo della chitarra elettrica.
Ovviamente questa tecnica ha le sue origini in quel contesto, penso per esempio a Van Halen, ma l’uso che se ne fa nell’ambito acustico è ugualmente interessante, anche se per certi versi molto diverso.
Nel ‘900 il chitarrista che in assoluto ha rivoluzionato l’approccio alla chitarra acustica in questo senso è stato senza dubbio Michael Hedges, un grandissimo musicista che ha stravolto proprio il rapporto con la chitarra che è diventato quasi fisico e molto gestuale.
Naturalmente questa tecnica prevede che la mano destra non stia più sulle corde ma vada a suonare direttamente sulla tastiera, creando un effetto davvero particolare.
Questa comunque è solo una delle possibilità del tapping: un’altra, per esempio, è eseguire il tapping con la mano sinistra sulla tastiera, anche suonando contemporaneamente altre corde con la mano destra.
Anche in questo caso c’è da sbizzarrirsi e le strade sono tantissime.
Ci sono differenze di suono tra il suonare una nota in modo tradizionale e suonarla in fingerstyle?
Molte tecniche che usano i chitarristi fingerstyle sono di origine classica.
La cosa non deve stupire perché anche la musica per chitarra classica è nata per essere suonata con le dita.
Secondo la mia opinione suonare con le dita può offrire una varietà di modi nel produrre una nota che, in certi casi, con il solo plettro non sarebbe possibile.
Oppure si può abbinare l’uso del plettro con quello delle dita, o con la tecnica chiamata hybrid picking, o usando un thumbpick ossia uno speciale plettro che si infila nel pollice, lasciando le altre dita libere di poter suonare, e avendo tuttavia le stesse possibilità di un plettro normale.
Le scelte poi sono spesso dettate dal gusto personale di chi suona, certo è che la sonorità del fingerstyle ha un suo timbro ben preciso e inconfondibile.
Ci sono delle scuole specialistiche in Italia dove si possa studiare questo stile?
Le realtà che offrono lo studio della chitarra acustica si stanno moltiplicando in Italia, e anche i festival e le manifestazioni ad essa dedicati.
Ci sono moltissimi centri specializzati su questo stile e molto professionali; personalmente la realtà che conosco più da vicino è quella delle accademie musicali Lizard.
Questa accademia fu fondata negli anni ’80 proprio da un chitarrista fingerstyle, il maestro G. Unterberger, e ora ha sedi in tutta Italia, compresa quella di Padova dove io sto tutt’ora svolgendo il percorso per arrivare al diploma in chitarra acustica.
Questa è la scuola che conosco più da vicino, ma sono tantissime le possibilità che sono offerte a chi voglia approfondire lo studio.
Grazie Michele per la tua disponibilità.
Se vuoi fare domande a Michele o se vuoi lasciare il tuo commento, hai tutto lo spazio che vuoi qui sotto!
Credo che il fingerstyle sia la più bella estensione nel mondo della chitarra.
Anche io ascolto parecchio Blues, ad un concerto di un noto chitarrista emergente, “Joe Bonamassa”, ho conosciuto Francesco Piu che apriva la serata: la sua acustica ha fatto sognare tutto il teatro, da li ho cominciato ad amare anche altre forme di musica.
Da poco ho acquistato una chitarra acustica e sto studiacchiando da autodidatta un manuale del maestro G. Unterberger che trovo meraviglioso.