Ciao,
quando vogliamo scrivere un brano jazz, possiamo benissimo creare una melodia che si appoggi sulla successione accordale che abbiamo, scegliendo le note appartenenti agli accordi stessi.
Ma per evitare di annoiare chi ascolta (e chi suona), essendo questo metodo piuttosto prevedibile a lungo andare, possiamo fare appello a quelle che si chiamano note melodiche estranee, note cioè che non fanno parte dell’accordo (e a volte neanche della tonalità) ma che sono molto utili per abbellire la nostra melodia e creare movimento, in quanto spesso generano delle dissonanze (e quindi delle tensioni) che devono portare necessariamente ad una sensazione di riposo.
Le note estranee si dividono sostanzialmente in quattro gruppi:
- le anticipazioni
- le appoggiature
- le note di passaggio
- le note di volta.
Cominciamo parlando dell’anticipazione, cioè una nota reale che appartiene all’accordo successivo, quindi è dissonante sull’accordo in cui si trova.
Questa si trova nell’ultima parte dell’ultimo movimento della battuta.
Tipo particolare dell’anticipazione è l’appoggiatura che anticipa una nota reale raggiunta per grado congiunto: questa può essere superiore o inferiore.
A differenza dell’anticipazione, l’appoggiatura è in battere e quindi è una nota che ritarda la nota reale, creando movimento e interesse alla frase musicale.
L’appoggiatura può essere una nota estranea alla tonalità: ad esempio in LA bemolle maggiore potrei trovare un SI naturale come appoggiatura inferiore della nota DO.
Nel caso dell’appoggiatura, posso avere due appoggiature simultanee (tanto che qualcuno pensa che il secondo rivolto di un accordo, essendo molto instabile, appartiene a questo caso specifico).
Quindi ad esempio l’accordo LA – RE – FA# è attirato dall’accordo LA – DO# – MI.
Quindi il RE viene considerato come l’appoggiatura del DO# e il FA# come l’appoggiatura del MI.
Nel jazz viene usata anche la doppia appoggiatura, cioè la combinazione di un’appoggiatura superiore e di una inferiore.
Le note di passaggio ci permettono di legare tra di loro, con un movimento congiunto, le note reali proprie dell’accordo e, come indica il nome, non ci si ferma su di esse: ad esempio nella successione SI – LA – SOL – LA – SI, le note reali sono SI – SOL – SI e il LA è una nota di passaggio.
Le note di passaggio possono anche trovarsi nel basso.
Le note di volta, infine, intercalano una nota reale dell’accordo spostandosi per grado congiunto superiore o inferiore: ad esempio nella successione DO – RE – DO – SI – DO, avremo che il RE è la nota di volta superiore del DO e il SI è la sua nota di volta inferiore.
Anche qui possiamo avere una doppia nota di volta.
Questa può non appartenere alla tonalità.