Oggi voglio fare una piccola introduzione sul ritmo: cos’è?
Il ritmo è un fenomeno assolutamente naturale, al punto che quasi non ci facciamo caso: l’alternarsi del giorno e della notte, le maree, le stagioni, il nostro cuore che batte costantemente, ecc. ecc.
E queste cose accadono tutte in modo regolare (ogni tre mesi cambia la stagione o ogni 24 ore ci si ritrova all’ora d’inizio).
Questa è la differenza con il tempo che invece è lo svolgersi delle cose e degli eventi.
Un altro esempio di ritmo è negli accenti delle parole che usiamo quotidianamente; in Francia, per esempio, questo ritmo è completamente diverso da quello italiano perché l’accento forte, o principale, della parola è sempre sull’ultima vocale (e quindi sull’ultima sillaba), mentre in italiano l’accento forte cambia di parola in parola.
Ad esempio, la parola parola è divisa in tre sillabe: pa- che ha l’accento debole, -ro- che ha l’accento forte e -la che di nuovo ha un accento debole; invece la parola città ha la prima sillaba ci- debole e la seconda -ttà forte!
Usando le parole, noi possiamo creare dei ritmi se pronunciamo parole con lo stesso numero di sillabe o con l’accento forte sempre nello stesso punto: abbozzare, ciclostile, dispotismo e insperato sono esempi di parole di quattro sillabe in cui l’accento forte cade sulla terza sillaba.
Se io provo a pronunciarle battendo contemporaneamente le mani in modo più forte sulla sillaba forte (scusa il gioco di parole), se tolgo le parole e continuo ad avere il ritmo delle mani, sentirò che questo ritmo è costante e non cambia nel tempo: ecco allora che ho creato un ritmo!
In musica avviene la stessa identica cosa: vengono usati accenti forti e deboli in una determinata successione, per creare un ritmo: un esempio che sicuramente ti fa capire meglio quello che sto dicendo è pensare ad un valzer, quale può essere Romagna mia che tutti conoscono.
Ecco, in questo caso ho un ritmo che è diviso in tre tempi e l’accento forte è sul primo, mentre negli altri due tempi ho un accento debole (la stessa cosa che avrei se pronuncio tante volte di seguito una parola come tavolo, dove la sillaba forte è la prima).
Un esempio, invece, di ritmo a quattro tempi è quello dell’inno di Mameli: Fratelli d’Italia: in questo caso l’accento forte sarà sul primo tempo e gli altri tre saranno deboli (anche se il terzo è considerato mezzoforte) e in questo caso il testo è stato inserito in modo da far combinare l’accento forte della parola con l’accento forte della musica.
Già dagli esempi che ti ho fatto qui sopra, possiamo dedurre che ci sono dei ritmi composti da tre tempi (la parola tavolo), quelli composti da quattro tempi (la parola abbozzare) e quelli composti da due tempi (come la parola città).
A livello musicale abbiamo il ritmo binario (di due tempi), quello ternario (di tre tempi) e quello quaternario (di quattro tempi):
- il ritmo binario è composto dal primo accento forte e dal secondo debole e possiamo ritrovarlo nella marcia (pensiamo alla parola seta)
- il ritmo ternario invece è formato dal primo accento forte e dagli altri due deboli e lo ritroviamo, come detto prima, nel valzer o nella mazurka (pensiamo alla parola tavolo)
- il ritmo quaternario, infine, è composto dal primo accento forte e dagli altri tre deboli, anche se il terzo è un po’ più forte del secondo e del quarto (non ho trovato una parola italiana di quattro sillabe che avesse l’accento forte sulla prima!).
Questo ritmo lo troviamo nel tango.
Perciò possiamo concludere questa breve introduzione dicendo che il ritmo è una successione di suoni, ordinati in base ad accenti forti e deboli, che si susseguono in modo regolare.
Piacevole articolo, che in parole accessibili dà un’idea della cosa.
Sinceramente non ho mai capito come si riconosce, all’ascolto, un 6/8 da un 3/4.
in un tempo di 6/8 hai un accento forte, due piano, uno forte, due piano mentre in un tempo di 3/4 hai un accento forte, uno piano, uno forte, uno piano, uno forte, uno piano.
Quindi bisogna porre attenzione a dove si trova l’accento forte.
Ciao
Non ho ben compreso la differenza tra 3/4 e 6/8
Ciao,
in 3/4 la figura di riferimento è la semiminima (e quindi ne avrai 3 in una battuta) mentre in 6/8 è la semiminima col punto (e quindi ne avrai 2 in ogni battuta).
Fai questa prova: in 3/4 metti l’accento ogni due crome, mentre lo metti ogni tre.
Non so se ora ti è più chiaro, senno’ … chiedi pure 🙂
Ciao