Ciao,
oggi rispondo a questa domanda che mi ha fatto qualche giorno fa Michele: “Chi ha inventato i giri armonici?“.
Come dicevo già nell’articolo “Cos’è un giro armonico?“, i giri armonici non sono altro che degli accordi (che possono essere quattro o più) che vengono messi in successione fra di loro e concatenati insieme.
Questi accordi, poi, appartengono tutti alla stessa tonalità e quindi fanno parte della stessa scala musicale (che può essere maggiore, minore, pentatonica, blues, ecc ecc) e seguono determinate regole.
Per questo credo che non si possa parlare di inventore dei giri armonici perché la concatenazione di più accordi esiste da sempre: nella musica classica tonale, tanto per fare un esempio, troviamo le cosiddette cadenze, cioè successioni accordali che indicavano la chiusura di un brano piuttosto che il lasciare sospesa l’armonia per poi poter continuare con il pezzo.
Michele mi chiedeva anche: “perché sono stati scelti proprio il I – VI – II – V“?
Qui dobbiamo allargare il discorso e fare dei riferimenti all’armonia.
Negli articoli in cui mi sono occupata dei giri armonici, ho sempre detto che su una scala maggiore io posso costruire un accordo su ogni nota della scala.
A titolo esemplificativo, ora analizziamo la scala di DO maggiore che ti metto qui sotto:
e qui mettiamo tutti gli accordi che posso costruire avendo come base ogni nota della scala:
Bene.
Ora andiamo a vedere le caratteristiche degli accordi che formano il giro armonico di DO maggiore, cioè il I, il VI, il II e il V.
L’accordo sul I grado, cioè l’accordo principale di tutta la successione, è DO maggiore ed è composto dalle note DO – MI – SOL.
Quello costruito sul VI grado è l’accordo di LA minore ed è formato dalle note LA – DO – MI.
Perché dopo il DO maggiore ho il LA minore?
I motivi sono diversi:
- il motivo principale è che, in armonia, ogni scala (e quindi ogni tonalità) maggiore, ha una scala e una tonalità minore corrispondenti e sono dette relative.
Questo significa che la scala maggiore e la sua relativa minore (e viceversa) sono formate dalle stesse note, ma cambia la nota di partenza della scala con la successione relativa di toni e semitoni.
Queste due scale sono costruite a partire sul I grado (scala maggiore) e sul VI grado (scala minore) della scala maggiore.
Quindi avrò che la relativa minore di DO maggiore è proprio LA minore, perché è la scala che comincerà con la sesta nota della scala maggiore che, appunto, è LA.
Diciamo perciò che tra DO maggiore e LA minore c’è una parentela molto stretta 🙂 - il secondo motivo per cui due accordi possono essere vicini è il grado di affinità, che si misura (passami il termine) con quante note ci sono in comune tra due accordi: maggiore è questo numero, meglio suoneranno se li concateno insieme e li metto uno di seguito all’altro.
Quindi se andiamo a vedere gli accordi di DO maggiore e di LA minore, vediamo che abbiamo ben due note su tre che sono uguali, ed esattamente il DO e il MI.
Il terzo accordo del nostro giro armonico è quello costruito sul II grado e quindi, in questo caso specifico, avremo l’accordo di RE minore, formato dalle note RE – FA – LA.
Vediamo subito che con l’accordo di LA minore c’è il LA in comune, ma qui possiamo richiamare un altro motivo armonico per cui questi due accordi suonano bene insieme.
Prima parlavo di musica classica tonale e di cadenze: tutta l’armonia si basa sulla cadenza V – I, cioè si fa precedere l’accordo del I grado (nel nostro caso DO maggiore) da quello costruito sul V (cioè SOL maggiore o, meglio ancora SOL7) e questa è la concatenazione più forte che si possa avere in armonia: tutti i brani, come tutte le canzoni di musica leggera, finiscono TUTTE, nessuna esclusa, con questa successione accordale V – I.
Questa è la cosiddetta cadenza perfetta perché è l’unica che dà il senso di riposo e di conclusione (spiegare il perché ora ci porterebbe molto fuori dal nostro articolo, magri potrei approfondirlo in un altro articolo).
Tu mi dirai: “e allora che c’entra con il nostro collegamento VI – II”?
C’entra benissimo e te lo dimostro subito: se io prendo una scala che comincia dal RE e conto la quinta nota, troverò che, guarda caso, questa nota è un LA (infatti avrò RE – MI – FA – SOL – LA), quindi il LA sarebbe, cioè, il V grado del RE.
Proprio per questo motivo questi due accordi suonano bene insieme.
Lo stesso succede per la relazione accordale II – V, cioè tra RE minore e SOL maggiore.
Tra questi due accordi abbiamo il RE come nota in comune e se io prendo la scala costruita sul SOL, vedo che il RE è esattamente il V grado (SOL – LA – SI – DO – RE).
In questa successione, infatti, posso benissimo anche suonare un REm7, proprio per questo motivo.
Infine, non spendo più di due secondi per dimostrare che tra SOL (e SOL7) e DO maggiore la relazione funziona, dopo tutto quello che ho detto finora sulla cadenza perfetta e il rapporto tra V e I grado di una scala.
Bene, mi rendo conto che il discorso è molto ampio e in poche righe è difficile spiegare tutta l’armonia, però ci ho provato e spero che Michele abbia avuto le risposte che cercava.
Altrimenti … lo spazio qui sotto è a disposizione di tutti, quindi … avanti con i commenti e/o le domande!
Nel giro di MI perché il secondo è sesto grado (FA e DO) diventano # ? Grazie
Ciao Domenico,
il perché è semplice: la scala di MI maggiore prevede 4 diesis: FA# – DO# – SOL# – RE#.
Quindi gli accordi costruiti su queste note hanno per forza il diesis.
Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
Ciao
Barbara
Verissimo Barbara.
L’armonia tonale è basata proprio sulla cadenza V – I.
Tale cadenza ha sempre avuto la sua rilevanza anche precedentemente al periodo classico, anche se in realtà non erano certo gli accordi lo scopo, anzi…
La polifonia rinascimantale formava sì degli accordi, ma lo scopo era semplicemente quello di incastrare più voci; poi, attraverso Monteverdi prima, attraverso Bach dopo, si giunse alla codificazione e massimo splendore del sistema.
E’ nel periodo classico (in cui abbiamo Mozart, Beethoven e Haydn come capiscuola), che tale armonia trova la massima collocazione e codificazione, anche attraverso la forma sonata.
Avendo toccato in quel periodo, venne presto “rimpiazzata” da un ritorno all’antico sistema modale, da una successiva ripresa del contrappunto e in seguito addirittura dalla dodecafonia e via dicendo.
E oggi???
Per il pop forse non si riesce ad andare tanto oltre, ma nel mondo un po’ più “underground” o di “elite”, passatemi il termine, si può davvero fare di tutto.
E questo forse è il bello e il brutto dell’arte.
Scusa la divagazione e l’eccesso di enfasi 🙂