Ciao,
oggi voglio proporre una mia analisi della realtà chitarristica e musicale odierna (so che molti altri miei colleghi e musicisti sono d’accordo con me).
Il costo finale di uno strumento musicale costruito in serie è dato da:
- materiali di costruzione (legni, accessori, vernici)
- utilizzo dei materiali per la costruzione (carta vetrata, frese, colle, etc)
- lavoro
- perdite dovute a materiali difettosi (legni crepati, parti scollate, vernici difettose)
- guadagno della ditta che realizza fisicamente lo strumento (in Cina o in Vietnam, solitamente)
- trasporto fino al distributore internazionale
- guadagno del distributore internazionale
- trasporto fino al distributore nazionale
- guadagno del distributore nazionale
- trasporto fino al negozio di strumenti musicali
- guadagno del negozio di strumenti musicali
- iva.
Per uno strumento da 400 € al negozio, è facile comprendere che le voci relative a materiali di costruzione e lavoro coprono una frazione infinitesimale del costo finale.
È pertanto irrealistico pretendere che tali strumenti siano affidabili, precisi e ben realizzati.
I problemi più frequenti che ho riscontrato negli strumenti di produzione asiatica sono:
- tastiere non allineate, crepate o scollate
- i laminati di tavola, fondo e fasce imbarcati e deformati in quanto non riescono a controbilanciare la tensione delle corde
- colle di scarsa qualità che non garantiscono incollature nel tempo
- vernici molto spesse e di scarsa qualità che oltre ad essere dannose alla salute e proibite in EU spesso si crepano, formano umidità tra il legno e la vernice, bloccano la naturale vibrazione dei legni
- tasti posti frettolosamente, diseguali, di scarsa qualità, non rifiniti e non livellati
- meccaniche poco robuste e precise.
La domanda che pongo a chi mi legge è questa: dopo 400 anni di liuteria italiana, dopo i vari Stradivari, Amati, Guarnieri del Gesù, Mozzani, Maccaferri, Vinaccia e tanti altri, dopo l’ultimo ventennio di liuteria nazionale (dagli anni ’90 ad oggi) che è fiorito di liutai e appassionati competenti e innovativi, dopo la nascita della scuola Civica di Liuteria, dei corsi IROR, dei Meeting a Galliate, come è possibile che ancora qualcuno che si stupisca che uno strumento musicale made in China o Vietnam si presenta difettoso?
Come mai c’è la necessità di acquistare questi strumenti e la presunzione di poterci suonare qualcosa quando in ogni parte d’Italia ci sono liutai capaci di realizzare strumenti professionali e durevoli nel tempo?
E se il problema alla fine è economico, perché non rivolgersi a qualche amatore che, a prezzi decisamente contenuti, è in grado di presentare strumenti musicali decisamente di qualità?
Qualcuno mi risponda, per cortesia.
Un esercito di musicisti sta contribuendo a cancellare una tradizione liuteria nazionale centenaria insuperata, corteggiando i prodotti made in China rattoppati alla meno peggio.
Peggio ancora, un altro esercito di musicisti riceve soldi e concerti da queste multinazionali per far credere alla gente che si tratti di opere di valore (in gergo tecnico questa operazione pubblicitaria si chiama endorsement, una vera e propria prostituzione fraudolenta).
Qualcuno mi spieghi il senso di tutto questo, per cortesia.
E qualcuno mi spieghi anche che razza di musica sta uscendo fuori da queste cassette di frutta con le corde.
E con che musica ci consoleremo quando questo scempio, inevitabilmente, finirà?
(articolo scritto da Luca Milani)
Chitarre fatte in serie ma di marche ben conosciute, come ad esempio le Craft e a salire Taylor e Martin, credo non ci si possa lamentare, spendendo un prezzo adeguato: circa 500 euro per le Craft e da 1500 a 2000 euro per le altre due marche che ho indicato.
Mentre un prodotto di liuteria ha dei costi decisamente superiori e solo un professionista riuscirebbe a cogliere la differenza.
Pertanto la scelta dev’essere sempre determinata dall’utilizzo che s’intende fare, nel mio caso che suono solo per diletto, nei momenti liberi della giornata, una buona chitarra di serie credo soddisfi pienamente le mie esigenze, senza dover spendere una follia.
Io direi che come inizio noi insegnanti privati di chitarra di qualsiasi città, dovremo fare delle lezioni di liuteria.
Portare almeno un paio di volte i nostri allievi in laboratori di liuteria per far si che capiscano da dove nasce la vera chitarra.
Carissimo Lucas io già ho avuto modo di portare la mia chitarra a riparare da te e ne sono rimasto molto soddisfatto.
Condivido tutto quello che hai scritto.
Sottoscrivo in pieno l’intervento di Luca Milani.
Mai la qualità degli strumenti musicali prodotti in serie è stata così bassa come ora.
Ma il problema non riguarda solo gli strumenti musicali.
È il mondo che va purtroppo in questa direzione.
La questione va affrontata alla radice: c’è bisogno di un’economia più responsabile, sostenibile, legata al territorio.
L’unica speranza di cambiare qualcosa è che le poche persone consapevoli di tutto ciò -senza fare nicchia- inizino a dare, nei consumi e nei comportamenti, il buon esempio.
Non solo sono d’accordo con te caro Luca, ma permettimi di aggiungere una cosa che quoditianamente devo affrontare con i genitori dei miei piccoli allievi che sono (forse anche giustificabili visti i tempi) un po’ titubanti nell’acqustare come prima chitarra uno strumento “BUONO” pensando che prima o poi il loro figlio possa dedicare ad altre attività la propria attenzione.
Bene, uno strumento di valore può con una certa facilità essere venduto, sempre che lo si voglia fare, mentre un pezzo di legno e dico legno per modo di dire finisce in cantina o chissà dove dimenticato e spesso destinato al macero.
Tu parli di chitarre da 400 euro, magari fosse cosi’, ho visto acquistate chitarre da 80 euro nuove al negozio, e poi si lamentano se il ragazzo non riesce a suonare cose semplici mostrando giustamente segni di sconforto e frustazione.
Potrei citarti i nomi di tanti ragazzi che avevano abbandonato lo studio proprio per colpa di uno “strumento” scadente,d ove anche l’intervento di un ottimo liutaio poteva fare poco, e comunque c’era la solita risposta che non ne valeva la pena perchè il costo dell’intervento superava il costo dello strumento stesso.
Quindi cerchiamo di fare un acquisto importante, magari nell’usato (ci sono ottime opportunità)e poi vediamo.
Ciao
Se ti consola anche io non ho mai suonato chitarre classiche cinesi o di quei posti là!
Non leggo le etichette, ma con le mie orecchie e mani sento se quello strumento mi piace o se va bene.
Se può esserti di consolazione, io non appartengo a quella categoria di Musicista.
Insomma, dopo anni di chitarre di serie, ho sentito l’esigenza di suonare con degli strumenti che assecondassero di più il mio stile decisamente ibrido.
Suono sempre con chitarre di liuteria.
E’ importante che questi strumenti abbiano le caratteristiche che cerco.
Suono la classica con il plettro, l’elettrica come una acustica … insomma sono … diciamo particolare, e gli strumenti devono somigliarmi.
Quindi niente marche e materiale proveniente dall’estremo oriente.