Ciao,
oggi torniamo a parlare di armonia jazz e più precisamente dell’accordo di settima di dominante.
Questo accordo, come dice il nome, è costruito sulla dominante (V grado) di una scala ed è lo stesso sia nel modo maggiore sia in quello minore (con numerazione, in entrambi i casi, di G7 se, ad esempio, parliamo dell’accordo di SOL settima).
Nel modo maggiore è il solo ad avere una composizione specifica propria: a priori, quindi, basta ascoltare un accordo di settima di dominante per determinare la tonalità maggiore al quale appartiene.
Tuttavia, al di fuori di ogni contesto armonico, l’orecchio esiterà tra il modo maggiore e il modo minore.
Quindi possiamo dire che un accordo di settima di dominante determina la tonalità ma non il modo.
Se si ascolta separatamente ogni nota dell’accordo di settima di dominante, ci si accorge che:
- la settima è attratta dal III grado
- la terza è attirata dal I grado
- la fondamentale, se è situata al basso, è attirata dal I grado.
Se ognuna di queste note raggiunge, sull’accordo successivo, la nota verso la quale è attratta, l’accordo ha la sua risoluzione naturale nell’accordo di tonica.
È il collegamento V – I, uno dei collegamenti fondamentali nella musica occidentale e che si trova dappertutto.
Tuttavia, la risoluzione naturale vista qui sopra non è … obbligatoria, soprattutto nella musica jazz: infatti qui si possono trovare delle risoluzioni cosiddette eccezionali, come ad esempio la successione C7 – F7 – Bb7.
Possiamo anche aggiungere altre soluzioni che derivano da alterazioni della quinta e dall’eventuale presenza di appoggiature varie.
Infatti succede spesso di trovare la quinta di un accordo di settima di dominante alterata sia in senso discendente (e allora la numerazione sarà G7-5 o G7(b5), sia ascendente con numerazione G7+5 o G7(#5).
Anche l’appoggiatura della terza è piuttosto frequente, soprattutto quella superiore.