Ciao,
dopo aver parlato del ritardo usato nell’armonia jazz, vediamo oggi il pedale, un’altra nota estranea all’armonia grazie al quale possiamo avere la possibilità di creare nuove aggregazioni accordali molto interessanti.
Il pedale, infatti, è il prolungamento di una nota oltre la sua durata normale e questo da’ luogo a dissonanze inaspettate con gli accordi successivi nei quali essa è una nota estranea: in questo caso, queste dissonanze sono ammesse dall’orecchio.
Prendiamo ad esempio la successione accordale C – F – G – C.
Se noi teniamo il DO grave del primo accordo, rispettando la numerazione degli altri, abbiamo realizzato un pedale di DO, come puoi vedere nell’immagine che ho messo all’inizio di questo articolo.
Esiste il pedale inferiore, come nell’esempio qui sopra, che è quello più usato, superiore e intermedio.
C’è una regola assoluta per la costruzione di un pedale, cioè che questa nota deve essere reale nel primo e nell’ultimo accordo.
Il nostro esempio è quindi corretto, in quanto il DO fa parte del primo accordo (C) e dell’ultimo (C).
L’effetto del pedale può essere ottenuto anche con la stessa nota che viene ribattuta.
La numerazione del nostro esempio qui sopra è molto semplice: C – F(C) – G(C) – C.
Per evitare che l’interprete rischi di fare il rivolto degli accordi, eliminando così l’effetto del pedale, si può prendere la precauzione di scrivere in questo modo: C(C) – F(C) – G(C) – C(C).