Ciao,
visto il sempre più alto numero di email che ricevo con domande riguardanti le scale modali, ecco oggi un articolo su questo argomento.
Cominciamo subito con il chiederci: cos’è un modo?
Un modo non è altro che una scala musicale che ha al suo interno una successione particolare di toni e semitoni ben riconoscibile (successione che cambia in base alla nota che prendo come punto di riferimento e come nota iniziale della mia scala).
Ora ci occupiamo soltanto alle scale che posso costruire da ogni nota di una scala maggiore data.
Quindi le scale modali di cui ci occupiamo ora sono quelle scale che si trovano all’interno della scala maggiore e hanno come note di partenza le sette note che io trovo in una scala maggiore.
Praticamente non è altro che sette modi diversi di suonare la stessa scala maggiore!
Queste sette scale modali cominciano su di una nota specifica, hanno ognuna un nome specifico, una propria struttura e una sonorità diversa da tutte le altre.
Andiamo ora a vederle una alla volta: qui di seguito userò la scala maggiore di DO come punto di riferimento.
I modo: Ionico
Il I modo è chiamato modo ionico ed è quello che parte dalla nota DO, cioè dalla 1° nota della scala maggiore usata come punto di riferimento (nel nostro caso DO maggiore): corrisponde perciò alla scala maggiore di DO.
Qui ritroveremo la stessa successione di toni e semitoni che abbiamo visto in un altro articolo parlando della scala maggiore, e precisamente: due toni, un semitono, tre toni, un semitono (T T sT T T T sT).
II modo: Dorico
Il II modo, il modo dorico, è quello che parte dalla 2° nota della scala di DO maggiore, quindi dal RE.
Qui abbiamo un tono, un semitono, tre toni, un semitono e un tono (T sT T T T sT T), quindi rispetto ad una scala minore naturale, troviamo che il modo dorico ha il VI grado alzato, cioè la sesta nota della scala (in questo caso il SI) è alzato di un semitono rispetto al SIb che invece troverei nella scala di RE minore naturale.
III modo: Frigio
Partendo dalla nota MI della nostra scala di DO maggiore, quindi partendo della 3° nota della scala di riferimento, otterremo il modo frigio.
Qui abbiamo una successione di un semitono, tre toni, un semitono e due toni (sT T T T sT T T), quindi rispetto ad una scala minore naturale, troviamo che il modo frigio ha il II grado abbassato, cioè la seconda nota della scala (in questo caso il FA) è abbassato di un semitono rispetto al FA# che invece trovo nella scala di MI minore naturale.
IV modo: Lidio
Il IV modo, il modo lidio, parte dalla nota FA, cioè dalla 4° nota della nostra scala di riferimento.
La successione che troviamo in questo modo è la seguente: tre toni, un semitono, due toni e un semitono (T T T sT T T sT).
Possiamo vedere, quindi, che rispetto alla scala di FA maggiore, qui abbiamo il IV grado alzato, cioè il SI al posto del SIb.
V modo: Misolidio
Il modo che parte dal SOL, cioè dalla 5° nota della scala, prende il nome di modo misolidio.
Troviamo due toni, un semitono, due toni, un semitono e un tono (T T sT T T sT T), quindi rispetto alla scala di SOL maggiore, vediamo che il modo misolidio ha il VII grado abbassato, cioè la settima nota della scala (in questo caso il FA) è abbassato di un semitono rispetto al FA# che invece dovrei avere.
VI modo: Eolio
Il modo eolio si costruisce a partire dal LA, quindi dalla 6° nota della nostra scala usata come riferimento e corrisponde perfettamente alla scala di LA minore naturale.
Come puoi vedere, qui abbiamo un tono, un semitono, due toni, un semitono e due toni (T sT T T sT T T), quindi esattamente la stessa successione della scala di LA minore naturale che abbiamo visto qualche tempo fa.
VII modo: Locrio
A partire dalla 7° nota della scala, quindi nel nostro caso dal SI, otteniamo il modo locrio.
Qui troviamo una successione di un semitono, due toni, un semitono e tre toni (sT T T sT T T T), quindi possiamo dire che il modo locrio ha il II e il V grado abbassati rispetto alla scala di SI minore naturale: troviamo perciò il DO al posto del DO# (II grado) e il FA al posto del FA# (V grado).
A questo punto, forse ti starai chiedendo: “ma a che mi serve tutto questo”?
Diciamo che le scale modali possono essere utili, anzi lo sono, quando vogliamo dare un senso diverso a quello che stiamo suonando: come hai visto qui sopra, cambiando la nota iniziale cambia inevitabilmente la sonorità della nostra scala, quindi le scale modali vengono usate principalmente per questo.
Inoltre sono comode, dato che la diteggiatura rispetto ad una scala maggiore non cambia: cambia solo la nota di partenza, ma la posizione della mano resta invariata.
Lo scopo di queste scale, perciò, è di farti cominciare a gustare le varie differenze di sonorità che ho usando le stesse note ma partendo ogni volta da una nota diversa.
In un prossimo articolo vedremo concretamente sia i box di queste scale, sia come utilizzarle per creare le nostre improvvisazioni.
mancano le note vietate per ogni modo
cioè?
Uhm, ottimo articolo, anche se approfondirei il quando e come usarli (cioè su che tonalità/accordo usare tale modo per ottenere tale effetto), altrimenti si rischia di banalizzare “i modi sono una scala maggiore partendo da note diverse” e non coglierne le potenzialità… Inoltre, spenderei 2 parole sugli accordi caratteristici dei vari modi…
ciao Friscmanseby,
sono in programma altri articoli proprio per approfondire queste cose che tu chiedi 😉
Alla prossima, quindi 😀
Ciao
Ohh grazie 1000 finalmente un articolo breve e completo sul modale.
Sarebbe interessante scrivere accanto a ogni modo la “sonorità” a cui si associa (per esempio il frigio che ricorda un po la musica spagnola o araba) per ricordarli e riconoscerli più facilmente.
ok Barbara