Ciao,
oggi rispondo volentieri ad una domanda di Flavio, che mi ha chiesto qual è la differenza tra le alterazioni che trovo scritte durante lo svolgersi di un brano musicale e quelle che invece trovo scritte all’inizio del pentagramma, subito dopo la chiave (che, nel caso della chitarra, è la chiave di violino).
Diciamo subito che le alterazioni (cioè il diesis, il bemolle, il doppio diesis, il doppio bemolle e il bequadro), nel loro complesso, possono dividersi in due gruppi:
- le alterazioni in chiave
- le alterazioni di passaggio.
Appartengono al primo gruppo tutte quelle alterazioni che in un brano vengono ripetute: in base alla tonalità in cui mi trovo avrò delle note che costantemente sono alterate:
Come puoi vedere da questo esempio, tratto da una Sonata di Mozart per 2 pianoforti, tutti i FA sono diesis come pure il DO della seconda battuta.
In questo caso, allora, visto che il FA DIESIS (soprattutto in questo frammento) e il DO DIESIS si ripetono continuamente, vengono aggiunte subito dopo la chiave di violino, all’inizio del brano:
Come vedi comparando i due esempi, nel secondo, subito dopo la chiave di violino, c’è un diesis sulla 5° riga, dove c’è il FA, e uno sul III spazio, dove c’è il DO; inoltre vedi che durante il brano, a questo punto, sono spariti i diesis davanti a tutti i FA e al DO.
Queste alterazioni, chiamate alterazioni in chiave per la loro posizione, ci dicono quali sono le note che nel corso di un brano vanno sempre suonate alterate (questo vale sia per i diesis che per i bemolli).
Nel nostro esempio, quindi, avrò che tutti i FA e tutti i DO che incontrerò durante l’esecuzione del brano, saranno diesis e le alterazioni in chiave valgono per tutte le note con quel nome, indipendentemente dalla loro altezza e posizione sul pentagramma!
Questo è molto comodo soprattutto a livello di chiarezza di scrittura: immagina di avere un brano in DO# maggiore, con tutte le note che sono diesis e immagina di avere un brano per orchestra, con 18, 24 o anche più strumenti che suonano contemporaneamente.
Pensa che caos che sarebbe quella partitura: non ci si capirebbe un bel niente!
In questo modo, invece, tutto sarà molto più chiaro e … l’occhio scorrerà tranquillamente.
In un prossimo articolo analizzeremo invece le alterazioni di passaggio.
Se invece vuoi approfondire questo argomento, ti consiglio di cliccare sull’immagine qui sotto e leggere la nuova pagina.